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lunedì 28 ottobre 2013

Precarietà&occupabilità vs lotta&autorganizzazione

In vista della Manifestazione del 31 ottobre promossa a Bari dal Presidio permanente lavoratori Om pubblichiamo i Reports&Bollettini di Bastard&Poor'$, la prima agenzia di rating dei lavoratori


Bollettino #1: Saperi essenziali e occupabilità 

Secondo lo studio dell’OCSE, ai lavoratori e alle lavoratrici italiane mancherebbero i “saperi essenziali” per affrontare il XXI secolo. Per il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giovannini questo dimostrerebbe la loro scarsa occupabilità o, detto in termini meno espliciti, l’esigenza di formazione continua a tutte le età. Il messaggio subliminale, ma non troppo, di queste esternazioni è che, mancando quei saperi essenziali, meritarsi un lavoro è sempre più arduo e tanto più bisogna essere grati a chi ce lo dà, dimostrando la propria gratitudine ogni qual volta egli imponga un’ulteriore diminuzione del salario o un aumento dei carichi e degli orari di lavoro.
Secondo le analisi condotte da Bastard&Poor’$ questa prospettiva travisa la realtà innanzitutto perché non considera lo scollamento sempre maggiore tra formazione e lavoro, per cui anche là dove c’è un’alta formazione il lavoro è precario, sottopagato o semplicemente non c’è. Inoltre, con la scusa della formazione si è diffusa la prassi di utilizzare i tirocini non pagati come forma normale di assunzione temporanea. Infine, ci sembra che le qualità necessarie per essere e restare occupati siano altre: la resistenza a ritmi crescenti di lavoro, fisico e intellettuale, dovuto a una diminuzione generale del numero dei dipendenti, riscontrabile su larga scala dai negozi alle cooperative, dalle imprese di pulizia ai magazzini agli uffici e la disponibilità totale a qualsiasi condizione di lavoro.

Bollettino #2: Un mondo di occupabili
L’«occupabilità» ha riempito ancora le prime pagine dei giornali in occasione dell’uscita dei dati di analisi trimestrale dell’Istat sul mondo del lavoro. Tanti gli elementi degni di nota di questa analisi, tra cui la diminuzione del lavoro qualificato, la crescita del part-time involontario e l’aumento del lavoro a tempo determinato. Non è un caso, però, che tra i tanti elementi degni di nota sulle prime pagine dei giornali ci sia quello relativo alla disoccupazione e in particolare alla grande quantità di «occupabili scoraggiati». Sono le persone che non cercano lavoro da almeno 4 settimane e che, secondo la nuova modalità di calcolare la disoccupazione promossa da una collaborazione tra Eurostat, Istat e Cnel, vanno a comporre il «tasso di mancata partecipazione al lavoro». 
Questo tasso comprende tutti gli «occupabili», anche quelli pigri e un po’ sbadati, ed è pensato per fornire un’idea più precisa dell’attuale capacità di consumo e dei target di eventuali politiche attive di sostegno all’occupazione. Attendiamo di sapere in quale direzione andranno queste politiche e che forme di conquista del lavoro proporranno. Intanto ci limitiamo ad osservare che il passo tra l’evidenziare la grande quantità di «occupabili» scoraggiati e il suggerire che se sei disoccupato è un po’ colpa tua perché non ti sei dato veramente da fare, perché sei stata un po’ «choosy» o perché non hai abbassato la testa a determinate condizioni è breve. È breve anche il passo tra l’evidenziare il grandissimo numero di «occupabili» e l’accrescere il peso sulle spalle degli «occupati» che, come vien fatto loro notare quotidianamente sul luogo di lavoro, devono ringraziare di averlo un lavoro, non importa a quali condizioni.

da bastardandpoors.com

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