La più grande città universitaria d’Europa militarizzata, tre cariche della celere e due studenti fermati. Questa è la firma lasciata sull’università La Sapienza dalle istituzioni di questo paese, ospiti oggi a un convegno/passerella sulla “green economy”.
Contro l’ipocrisia di chi parla di crescita ma continua a proporre ricette economiche fallimentari e devastanti, oggi abbiamo manifestato in centinaia, studenti e studentesse universitar* determinati a non rimanere impassibili di fronte a “visite” del genere.
Non si può pensare di distruggere l’università pubblica, trasformarla nella più grande fabbrica di precarietà di questo paese, e pensare di usarla per passerelle retoriche e ipocrite. La violenza con cui questa farsa è stata oggi difesa da centinaia di poliziotti, dimostra il nervosismo e la paura dei principali responsabili dell’austerità di fronte ad una conflittualità sociale che dovrebbero considerare scontata.
Contro l’ipocrisia di chi parla di crescita ma continua a proporre ricette economiche fallimentari e devastanti, oggi abbiamo manifestato in centinaia, studenti e studentesse universitar* determinati a non rimanere impassibili di fronte a “visite” del genere.
Non si può pensare di distruggere l’università pubblica, trasformarla nella più grande fabbrica di precarietà di questo paese, e pensare di usarla per passerelle retoriche e ipocrite. La violenza con cui questa farsa è stata oggi difesa da centinaia di poliziotti, dimostra il nervosismo e la paura dei principali responsabili dell’austerità di fronte ad una conflittualità sociale che dovrebbero considerare scontata.
Chi semina austerity raccoglie rivolta. E rivolta è stata, con un corteo che nonostante tre cariche dentro i viali dell’università ha proseguito per ore ingrossandosi al passaggio davanti a ogni facoltà.
L’università è di chi la vive, degli studenti precari e sfruttati, cui questa classe politica intende togliere la possibilità di vivere una vita dignitosa.
Più volte durante questa mattina è capitato di sentire tante persone chiedersi da quanti anni (il ’94!!!) non si vedevano cariche del genere, blindati a sirene spiegate nel piazzale della Minerva. Ha poca importanza, oggi sapevamo bene chi avevamo davanti: il Rettore Frati, padrino della giornata, lo stesso che accoglieva il dittatore Gheddafi nel 2009 facendosi difendere anche lì da cordoni di celere e polizia libica. Che gli studenti abbiano ormai un trattamento di piazza riservato è evidente almeno dall’autunno scorso, quando l’intolleranza governativa alla giornata di mobilitazione internazionale del 14N si tradusse in due ore di cariche violentissime sul lungotevere.
Il dato emblematico della fase politica e sociale che stiamo vivendo sta proprio in questa giornata: mentre nelle aule parlamentari, chiuse e sempre più lontane dalla realtà, si prepara nei dettagli l’ennesima riforma universitaria nel nome di tagli, competizione e merito, di università si parlerà in queste ore per la resistenza degli studenti all’arroganza e alla violenza dei potenti.
Non avevamo certo l’illusione di impedire lo svolgimento della farsa di Frati, ma non ci accontentiamo di avere impedito la sfilata ai due principali responsabili dell’austerità made in Italy.
Togliendoci la possibilità di costruire una vita dignitosa non ci lasciate altra scelta che lottare!
Per usare il linguaggio aziendale della nostra controparte, possiamo affermare con certezza che il/la precari* sfruttat* e rassegnat* non è di certo l’unico prodotto dell’università fabbrica di precarietà!
Da AteneinRivolta – Coordinamento dei Collettivi La Sapienza
L’università è di chi la vive, degli studenti precari e sfruttati, cui questa classe politica intende togliere la possibilità di vivere una vita dignitosa.
Più volte durante questa mattina è capitato di sentire tante persone chiedersi da quanti anni (il ’94!!!) non si vedevano cariche del genere, blindati a sirene spiegate nel piazzale della Minerva. Ha poca importanza, oggi sapevamo bene chi avevamo davanti: il Rettore Frati, padrino della giornata, lo stesso che accoglieva il dittatore Gheddafi nel 2009 facendosi difendere anche lì da cordoni di celere e polizia libica. Che gli studenti abbiano ormai un trattamento di piazza riservato è evidente almeno dall’autunno scorso, quando l’intolleranza governativa alla giornata di mobilitazione internazionale del 14N si tradusse in due ore di cariche violentissime sul lungotevere.
Il dato emblematico della fase politica e sociale che stiamo vivendo sta proprio in questa giornata: mentre nelle aule parlamentari, chiuse e sempre più lontane dalla realtà, si prepara nei dettagli l’ennesima riforma universitaria nel nome di tagli, competizione e merito, di università si parlerà in queste ore per la resistenza degli studenti all’arroganza e alla violenza dei potenti.
Non avevamo certo l’illusione di impedire lo svolgimento della farsa di Frati, ma non ci accontentiamo di avere impedito la sfilata ai due principali responsabili dell’austerità made in Italy.
Togliendoci la possibilità di costruire una vita dignitosa non ci lasciate altra scelta che lottare!
Per usare il linguaggio aziendale della nostra controparte, possiamo affermare con certezza che il/la precari* sfruttat* e rassegnat* non è di certo l’unico prodotto dell’università fabbrica di precarietà!
Da AteneinRivolta – Coordinamento dei Collettivi La Sapienza
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