Joseph Daher, un attivista rivoluzionario siriano
membro della Corrente di Sinistra Rivoluzionaria illustra lo stato dei movimenti popolari nel suo paese,
precisamente dell'autorganizzazione delle masse nelle regioni liberate,
della lotta contro il settarismo e contro gli islamisti.
Per più di due anni la maggior parte degli osservatori ha analizzato
il processo rivoluzionario siriano in termini geopolitici, dall'alto,
ignorando le dinamiche politiche e socioeconomiche che scaturivano dal
basso. La minaccia di un intervento occidentale ha solamente rafforzato
l'idea di uno scontro tra due fazioni: gli Stati occidentali e le
monarchie del Golfo da una parte, Iran, Russia ed Hezbollah dall'altra. Ci rifiutiamo di scegliere tra questi due schieramenti e rifiutiamo
questa logica del "male minore" che condurrà soltanto alla sconfitta
della rivoluzione siriana e dei suoi obiettivi: democrazia, giustizia
sociale ed il rifiuto del settarismo. Il nostro sostegno va al popolo
rivoluzionario che lotta per la sua libertà e l'emancipazione. Infatti
solo un popolo in lotta provocherà non solo la caduta del regime, ma
anche la creazione di uno stato laico e democratico e la progressiva
affermazione della giustizia sociale. Una società che rispetti e
garantisca il diritto di ognuno a praticare la propria religione e che
rispetti l'eguaglianza dei propri cittadini senza discriminarli su basi
religiose, etniche e di genere.
domenica 29 settembre 2013
venerdì 27 settembre 2013
Barilla vs Buitoni: davvero credete ad un capitalismo buono?
I veri brand oggi sono le lotte sociali e identitarie. Lo sa meglio di chiunque altro chi fa comunicazione per le grandi aziende. Tant’è che ciascuna di loro si schiera a seconda del target di clienti che ha e della fetta di mercato che vuole ritagliarsi.
da http://abbattoimuri.wordpress.com/
Barilla sta alla famiglia tradizionale come Buitoni (che poi sarebbe la Nestlè?) starebbe a ogni genere di famiglia (e dove l’abbiamo vista una sua pubblicità con una famiglia omogenitoriale?).
da http://abbattoimuri.wordpress.com/
Barilla sta alla famiglia tradizionale come Buitoni (che poi sarebbe la Nestlè?) starebbe a ogni genere di famiglia (e dove l’abbiamo vista una sua pubblicità con una famiglia omogenitoriale?).
Come dicevo QUI - comunque – la cosa è un po’ più complessa. Se parli di stereotipi sessisti non puoi limitarti a girare sempre e solo attorno al mono/tema dell’uso della donna soprattutto se nel frattempo non dici che il brand “donna” lo usano per prime le istituzioni per raccattare consenso e legittimare ogni schifezza.
mercoledì 25 settembre 2013
I costi delle politiche segregazioniste nei confronti dei rom
E’ stato presentato oggi a Roma “Segregare costa. La spesa per i ‘campi nomadi’ a Napoli, Roma e Milano”.
Nel rapporto, risultato del lavoro di ricerca realizzato dalla cooperativa Berenice, dall’associazione Compare, dall’associazione Lunaria e dall’associazione OsservAzione, vengono analizzati i fondi pubblici investiti in queste tre metropoli italiane tra il 2005 e il 2011 per l’allestimento e la gestione del sistema dei “campi nomadi”, gli spazi che le istituzioni hanno privilegiato per “ospitare” rom, sinti e camminanti nelle nostre città.
La cifra complessiva è di almeno cento milioni di euro: soldi investiti dalle istituzioni per portare avanti la “politica dei campi”, una politica segregazionista e ghettizzante non solo dal punto di vista spaziale e abitativo, ma anche sociale e culturale. Un sistema che, inoltre, non ha raggiunto risultati significativi in termini di una reale autonomizzazione delle persone.
Alla luce dei dati analizzati e dei risultati emersi, è urgente e necessario che le istituzioni cambino del tutto il proprio approccio, abbandonando soluzioni “temporanee” e “ghettizzanti” per progetti di inclusione abitativa, sociale e lavorativa.
I “piani nomadi” devono e possono essere sostituiti da “Piani di chiusura dei campi nomadi”, prefigurando soluzioni abitative alternative, concordando con i residenti tempi e modalità del cambiamento.
Clicca qui per il rapporto completo
(da http://www.lunaria.org/)
Perchè tornare sulla Prima Internazionale?
La recensione del libro La Prima Internazionale di Mathieu
Léonard (in libreria dal 9 ottobre) uscita sulla rivista francese
Contretemps poco dopo la sua pubblicazione in Francia. "Un'opera forse
decisiva per aprire dei dibattiti cruciali per il movimento operaio".
Perché tornare sulla Prima Internazionale? Perché è sconosciuta e spesso ridotta a una caricatura? E' solo perché allora si verificò una divergenza che divide il movimento operaio tra sostenitori di una “sindacalizzazione generalizzata” della società e socialisti cosiddetti statalisti, che hanno insistito, al contrario, sulla necessità di conquistare lo Stato? Come comprendere la dissoluzione finale? E' la storia di un fallimento o di una fondazione? La sua storia è ricca di ulteriori insegnamenti?
Perché tornare sulla Prima Internazionale? Perché è sconosciuta e spesso ridotta a una caricatura? E' solo perché allora si verificò una divergenza che divide il movimento operaio tra sostenitori di una “sindacalizzazione generalizzata” della società e socialisti cosiddetti statalisti, che hanno insistito, al contrario, sulla necessità di conquistare lo Stato? Come comprendere la dissoluzione finale? E' la storia di un fallimento o di una fondazione? La sua storia è ricca di ulteriori insegnamenti?
lunedì 23 settembre 2013
Rimescoliamo politico e sociale
Da CommuniaFest del 20-22 settembre. Noi ci proponiamo di fare politica costruendo reti tra i conflitti, animando questi ultimi e accumulando risorse militanti ed energie mentali nel corso di questo processo
da CommuniaNet.org
Ancora un autunno di crisi sta per arrivare. Crisi economica, durissima, crisi politica, sociale. Crisi di idee. La grande recessione ha conferito al nostro tempo un'impronta crepuscolare e questo si riverbera nelle nostre aspettative e nel nostro modo di agire. Il capitalismo globale non ha ricette per portare il mondo fuori dalle secche in cui l'ha precipitato. Servono alternative secche, salti di qualità improvvisi come solo le rivoluzioni sono in grado di fare.
lunedì 16 settembre 2013
"Sulla pelle dei rom", libro di Carlo Stasolla.
Dati gli ultimi avvenimenti di ordinario razzismo nei confronti di alcune famiglie rom avvenuti nel territorio nord-barese, riproponiamo questo libro edito da Edizioni Alegre...
«Il nostro Piano Nomadi sarà una rivoluzione copernicana», disse nel 2008 il neo sindaco Gianni Alemanno; «Un modello da esportare in tutta Europa» aggiunse il ministro dell'Interno Maroni.
martedì 10 settembre 2013
"Communia. Idee e pratiche fuori mercato."
lunedì 9 settembre 2013
Cile, i ricordi di uno smemorato
Il colpo di stato militare dell'11 settembre 1973, 40 anni fa, non fu la
sanzione di una "fuga in avanti" della sinistra cilena, ma una
contro-rivoluzione preventiva, preparata. Pubblichiamo un articolo di
Daniel Bensaid scritto per il trentesimo anniversario.
[articolo di settembre 2003]
di Daniel Bensaid
In una breve intervista pubblicata sul quotidiano Le Monde (12 settembre 2003), Marco Aurelio Garcia, vecchio militante del Mir cileno (Movimiento de Izquierda Revolucionaria, la principale organizzazione di estrema sinistra) e oggi [settembre 2003] consigliere diplomatico personale del presidente Lula, parla delle lezioni del golpe cileno.
1. La "principale lezione da tenere a mente" sarebbe " che un progetto di trasformazione politica ha bisogno di un "forte sistema di alleanze". Marco Aurelio pertanto si chiede perché la grande alleanza tra Unitad Popular (coalizione tra i partiti socialista, comunista, radicale e movimento per l'azione popolare) e la Democrazia Cristiana cilena, abbozzata nel 1970 in occasione dell'assassinio del generale Schneider, capo dell'esercito, non sia stata confermata e consolidata successivamente. Come se la questione delle alleanze fosse separata da quella delle politiche seguite e come se potesse essere messa tra parentesi la logica conflittuale della lotta di classe.
[articolo di settembre 2003]
di Daniel Bensaid
In una breve intervista pubblicata sul quotidiano Le Monde (12 settembre 2003), Marco Aurelio Garcia, vecchio militante del Mir cileno (Movimiento de Izquierda Revolucionaria, la principale organizzazione di estrema sinistra) e oggi [settembre 2003] consigliere diplomatico personale del presidente Lula, parla delle lezioni del golpe cileno.
1. La "principale lezione da tenere a mente" sarebbe " che un progetto di trasformazione politica ha bisogno di un "forte sistema di alleanze". Marco Aurelio pertanto si chiede perché la grande alleanza tra Unitad Popular (coalizione tra i partiti socialista, comunista, radicale e movimento per l'azione popolare) e la Democrazia Cristiana cilena, abbozzata nel 1970 in occasione dell'assassinio del generale Schneider, capo dell'esercito, non sia stata confermata e consolidata successivamente. Come se la questione delle alleanze fosse separata da quella delle politiche seguite e come se potesse essere messa tra parentesi la logica conflittuale della lotta di classe.
venerdì 6 settembre 2013
I docenti precari ed il concorso-truffa.
Riportiamo qui un'intervista rilasciata dal nostro amico Roberto Derobertis a Roberto Ciccarelli, pubblicata su Il Manifesto del 3 settembre.
Roberto De Robertis, 36 anni, è un docente di ruolo senza cattedra né stipendio. È uno dei 2.032 vincitori del «concorsone» beffati da un errore di programmazione del Ministero. Dopo undici mesi di prove e colloqui massacranti si è classificato 13° su 33 posti disponibili in «lingua e civiltà inglese». Metà – quindici - avrebbero dovuto essere assegnati quest’anno, ma le persone che hanno preso una cattedra sono state solo nove. Roberto non sa in quale scuola ha vinto la cattedra, né la città pugliese dove insegnerà.
La solidarietà dell'Anonima Gr agli operai Om.
Ieri pomeriggio gli attori dell'Anonima Gr hanno voluto dare il loro contributo di solidarietà agli operai dell'Om e le loro famiglie ormai in lotta da tre anni per il proprio lavoro e la propria dignità. Anche questa è resistenza.
martedì 3 settembre 2013
Om, una "protesta simbolo" fondata sull'autorganizzazione.
Agli
inizi dell'estate non tutti credevano che il presidio degli operai
Om, oltre a resistere ai caldi mesi estivi, si sarebbe addirittura
rafforzato.
E questo è avvenuto grazie alla caparbietà di alcune decine di
lavoratori, supportati dalle proprie famiglie e da collettivi di
studenti e lavoratori precari, che durante la lotta hanno reso senso
comune l'autorganizzazione,
il mutualismo e nuove forme di socialità,
ben lontane da egoismi, frammentazione e indifferenza. Tra giugno e
luglio, con dei veri e propri picchetti per ben otto volte si è
impedito alla Kion-Om (controllata dalla famosa banca d'affari Golden
Sachs) di portare via i macchinari e gli ultimi carrelli prodotti. Ai
ripetuti ricatti da parte del cosiddetto padrone, che ha sempre
cercato di dividere i lavoratori e farli cedere per fame, da ultimo
la minaccia di non anticipare la cassa integrazione per il secondo
anno, si è risposto resistendo, ma anche avanzando una
netta rivendicazione: l'esproprio della fabbrica e delle
attrezzature (senza indennizzo) per ritornare a lavorare con una
gestione operaia.
domenica 1 settembre 2013
Noi appoggiamo la rivoluzione del popolo siriano – No all’intervento straniero
Dichiarazione di: Socialisti Rivoluzionari (Egitto), Corrente rivoluzionaria di Sinistra (Siria), Unione dei Comunisti (Iraq), Al-Mounadil-a (Marocco), Forum Socialista (Libano).
Domenica 31 agosto 2013
Più di 150 mila le persone uccise, centinaia di migliaia i feriti e i resi disabili, milioni di persone sfollate all’interno della Siria e all’estero; città, villaggi e quartieri sono stati distrutti, completamente o in parte, tramite l’utilizzo di ogni tipo di arma: aerei da guerra, missili scud, bombe e carri armati, tutti pagati con il sudore e il sangue del popolo siriano. E tutto ciò col pretesto di difendere la patria e raggiungere l’equilibrio militare con Israele (la cui occupazione dei territori siriani è di fatto protetta dal regime che non è stato in grado di rispondere a nessuna delle sue continue aggressioni).
Eppure, nonostante le enormi perdite abbattutesi sui Siriani, e le calamità a loro inflitte, nessuna organizzazione internazionale o paese di rilievo – o anche uno minore – ha sentito la necessità di offrire concreta solidarietà e supporto ai Siriani nella loro battaglia per i diritti più elementari, la dignità umana e la giustizia sociale.
L’unica eccezione sono stati i Paesi del Golfo e in particolare il Qatar e l’Arabia Saudita. Tuttavia il loro scopo era di controllare la natura del conflitto e di guidarlo nella direzione di un conflitto settario, distorcendo la rivoluzione siriana e puntando ad annullarla, come riflesso del loro timore più profondo che la fiamma rivoluzionaria avrebbe finito per raggiungere i loro paesi. Così hanno appoggiato i gruppi oscurantisti Tafkiri provenienti, per la maggior parte, dai quattro angoli del mondo per imporre una visione grottesca per il governo basato sulla shari’a islamica. Questi gruppi sono stati impegnati, di volta in volta, in terrificanti massacri contro i cittadini siriani che si opponevano alle loro misure repressive, e un aggressioni all’interno di aree sotto il loro controllo o sotto attacco, come l’esempio più recente dei villaggi nella campagna di Latakia.
Un grande blocco di forze ostili, provenienti da tutto il mondo, sta cospirando contro la rivoluzione del popolo siriano, scoppiata in tandem con le rivolte che, negli ultimi tre anni, hanno coinvolto la regione Araba e il Maghreb. Le rivoluzioni di questi popoli hanno avuto lo scopo di mettere fine a una storia di brutalità, ingiustizia e sfruttamento, e ottenere i diritti alla libertà, alla dignità e alla giustizia sociale.
Tuttavia questo non ha solo provocato brutali dittature locali, ma anche la maggior parte delle forze imperialiste che cercano di portare avanti il loro furto delle ricchezze del nostro popolo, in aggiunta alle varie classi reazionarie e le forze in tutte queste zone e nei paesi circostanti.
Per quanto riguarda la Siria, l’alleanza che combatte contro la rivoluzione comprende una miriade di forze settarie reazionarie, guidate dall’Iran, dalle milizie confessionali dell’Iraq e, purtroppo, le forze d’attacco di Hezbollah, che sta affondando nel pantano di difendere un regime dittatoriale profondamente corrotto e criminale.
Questa spiacevole situazione ha colpito anche una sezione importante della tradizionale sinistra araba con radici staliniste, sia nella stessa Siria, che in Libano, Egitto e nel resto del mondo arabo – e del mondo in generale – chiaramente incline verso il regime di Assad. La giustificazione è che alcuni lo vedono come un regime “forte” o addirittura “di resistenza”, nonostante la sua lunga storia – durante la sua permanenza al potere – di protezione dell’occupazione sionista delle Alture del Golan, la continua e sanguinosa repressione di vari gruppi di resistenza ad Israele, sia palestinesi che libanesi (o Siriani), e il rimanere inattivo e servile dalla guerra dell’Ottobre 1973, riguardo l’aggressione di Israele ai territori siriani. Questa propensione avrà gravi ripercussioni sull’ordinaria posizione siriana circa la sinistra in generale.
Le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza, in particolare, non sono stati in grado di condannare i crimini del regime, che il popolo siriano ha respinto continuamente e pacificamente per più di sette mesi, mentre le pallottole dei cecchini e la shabbiha prendevano i manifestanti uno ad uno e giorno dopo giorno e mentre gli attivisti più influenti erano detenuti e sottoposti alle peggiori forme di tortura e di eliminazione nelle prigioni e nei centri di detenzione. Per tutto il tempo, il mondo è rimasto completamente in silenzio e in uno stato di totale passività.
Questa situazione è continuata con una piccola differenza anche dopo che il popolo in rivolta ha deciso di prendere le armi e l’emergere di quello che è ora conosciuto come il Libero esercito Siriano (FSA), il cui comando e i cui soldati provengono, per la maggior parte, dall’esercito regolare. Questo ha portato a una terribile escalation di crimini commessi dal regime.
L’imperialismo russo, il più importante alleato del regime baathista di Damasco, che li rifornisce di ogni tipo di supporto, rimane in guardia per bloccare qualsiasi tentativo di condannare quei crimini al Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti, d'altra parte, non trovano un vero problema nella continuazione dello status quo, con tutte le ripercussioni apparenti e la distruzione del paese. Questo nonostante le minacce e le intimidazioni utilizzate dal presidente degli Stati Uniti, ogni qual volta qualcuno nell'opposizione solleva la questione dell'uso di armi chimiche da parte del regime, fino all'ultima escalation, quando si è ritenuto che sia stata oltrepassata la "linea rossa".
E 'chiaro che Obama, che dà l'impressione di voler andare avanti con le sue minacce, si sarebbe sentito in grande imbarazzo se non l'avesse fatto, dal momento che non solo questo avrebbe avuto un impatto negativo sul presidente, ma ne avrebbe risentito anche l'immagine di stato potente e arrogante che l’America riveste agli occhi dei paesi arabi asserviti e del mondo intero.
L’imminente attacco contro le forze armate siriane è, in sostanza, guidato dagli Stati Uniti. Tuttavia, si verifica con la comprensione e la cooperazione dei paesi imperialisti alleati, anche in assenza di razionalizzazione attraverso la solita farsa, conosciuta come “legittimità internazionale” (vale a dire le decisioni dell'ONU, che era e rimane rappresentante degli interessi delle grandi potenze, sia in conflitto che alleate, a seconda delle circostanze, delle differenze, e degli equilibri fra loro). In altre parole, l’attacco non attenderà il Consiglio di sicurezza a causa del prevedibile veto russo-cinese.
Purtroppo, molti nell'opposizione siriana stanno scommettendo su questo attacco e sulla posizione degli Stati Uniti in generale. Essi ritengono che questo creerebbe un'opportunità per loro per prendere il potere, scavalcando il movimento e le masse e la loro decisione indipendente. Non dovrebbe essere una sorpresa, quindi, che i rappresentanti di questa opposizione e l'FSA non hanno avuto riserve a fornire informazioni agli Stati Uniti circa gli obiettivi proposti per l'attacco.
In ogni caso, noi siamo d’accordo su quanto segue:
• L'alleanza imperialista occidentale colpirà diverse posizioni e parti vitali delle infrastrutture militari e civili siriane (con diverse vittime, come al solito). Tuttavia, come ha voluto sottolineare, gli attacchi non saranno destinati a rovesciare il regime. Essi sono semplicemente destinati a punire, detto con le parole di Obama, l’attuale leadership siriana e salvare la faccia dell'amministrazione degli Stati Uniti, dopo tutte le minacce che riguardo l'uso di armi chimiche.
• Le intenzioni del presidente americano di punire la leadership siriana non derivino, in alcun modo, dalla solidarietà di Washington per la sofferenza dei bambini che sono caduti nelle stragi Ghouta, ma derivano piuttosto dal suo impegno per quelli che Obama chiama gli interessi vitali degli Stati Uniti e la sicurezza nazionale, oltre a agli interessi e alla sicurezza di Israele.
• L'esercito siriano e dei suoi alleati regionali, guidato dal regime iraniano, non avranno abbastanza coraggio, molto probabilmente, per mettere in atto quelle che sembravano essere minacce da parte dei loro alti funzionari che qualsiasi attacco occidentale contro la Siria infiammerebbe tutta la regione. Ma questa opzione rimane sul tavolo, come opzione finale e con risultati catastrofici.
• L'imminente assalto imperialista occidentale non intende sostenere la rivoluzione siriana in alcun modo. Avrà lo scopo di spingere Damasco al tavolo delle trattative e di permettere a Bashar al-Assad di ritirarsi dal primo piano, mantenendo comunque il regime in atto, migliorando allo stesso tempo notevolmente le condizioni per rafforzare la posizione dell'imperialismo americano nella futura Siria contro l'imperialismo russo.
• Più coloro che partecipano alla continua mobilitazione popolare - che sono più consapevoli, di principi e dediti al futuro della Siria e del suo popolo - realizzano questi fatti, le loro conseguenze, i risultati, e agiscono di conseguenza, più questo contribuirà ad aiutare la il popolo siriano a scegliere con successo una vera leadership rivoluzionaria. Nel processo di una lotta impegnata, basata sugli interessi attuali e futuri del loro popolo questo produrrebbe un programma radicale coerente con quegli interessi, che potrebbe essere promosso e messo in pratica sulla strada della vittoria.
No ad ogni forma di intervento imperialista, sia Americano che Russo.
No a tutte le forme di intervento settario reazionario, sia dell’Iran che dei Paesi del Golfo.
No all’intervento di Hezbollah, che merita il massimo della condanna.
Basta con le illusioni riguardante l’imminente attacco Americano.
Aprire i depositi di armi per il popolo siriano, per lottare per la libertà, la dignità e la giustizia sociale.
Vittoria a una Siria libera e democratica e basta per sempre con la dittatura di Assad e tutte le dittature.
Lunga vita alla rivoluzione del popolo siriano.
Fonte: http://www.al-manshour.org/en/statement-by-rev-socialists-marxists-on-us-attack-on-syria
Traduzione di Luana Andronico
Grazie ad International Tahir: https://www.facebook.com/InternationalTahrir
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