
di Salvatore Cannavò
Quando il ministro Maria Grazia Carrozza ha annunciato lo stanziamento di 400 milioni per la scuola pubblica, ho ascoltato alla radio Girolamo De Michele che commentava la notizia citando una frase dell'afroamericano Jeriko One: "Stanno riordinando le sdraio sulla tolda del Titanic". La scuola come il Titanic è un'immagine appropriata. Ogni intervento, spacciato per una svolta, rappresenta un nuovo lettino riordinato; ogni euro sbandierato alle masse, una sdraio rimessa a posto. Tutto intorno, però, la scuola brucia. Brucia come paglia nel fienile, senza possibilità di salvezza per la semplice ragione che a dargli fuoco sono gli stessi che pretendono di salvarla.
Nel numero che avete fra le mani, oltre l'importante ripristino di vari, e nobili, "ripescaggi", la scuola occupa un ampia parte monografica, con una serie di articoli di grande qualità, impegno ed approfondimento come da tempo non si vedeva. Una scelta della redazione, assunta dopo il successo del referendum di Bologna, lo scorso maggio, in cui un comitato di cittadini, genitori, insegnanti, studiosi, hanno battuto tutti i poteri forti della città difendendo la scuola pubblica dall'ingerenze delle private. Quel referendum segna uno spartiacque, intenzionalmente dimenticato. Ha dimostrato, infatti, che nonostante la "restaurazione" che incombe da circa venti anni sul sistema formativa italiano, esiste ancora una dose di resistenza minima, incomprimibile, che cerca di salvare il salvabile.