giovedì 23 gennaio 2014

UN PROGETTO: STUDIO E NON SOLO...

Dal 2008 le università e le scuole statali subiscono una politica ben precisa di tagli e sottofinanziamenti. E' ormai in atto un progetto di distruzione del cosiddetto “stato sociale”, le cui conseguenze implicano un impoverimento a danno soprattutto dei ceti popolari.

Dunque, quale direzione dare al nostro impegno sociale e politico?

Per difendere ciò che resta delle rimanenti strutture di tale stato sociale, data la mancanza di organizzazioni nazionali forti e valide che possano opporsi a tali piani di smantellamento del pubblico in molti settori, è bene che si costruisca una rete tra le varie realtà di lotta locali ai fini di un coordinamento che possa raggiungere livelli nazionali. Bisogna mettere in rete anche concrete esperienze di riappropriazione, autogestione, recupero, affinché per imitatio si sviluppino nuove realtà.

mercoledì 15 gennaio 2014

20 righe per uscire dalla precarietà

APPELLO a tutti gli amici e le amiche dell'Associazione di Promozione Sociale METICCIA

In vista della prossima iniziativa e in continuità con la precedente, PREKARISTAN – Terra Precaria, sul tema della precarietà, l’ Associazione METICCIA lancia un nuovo appello alla partecipazione e alla costruzione collettiva di una nuova esperienza.
Infatti, dopo 20 RIGHE PER NARRARE LA PRECARIETà, abbiamo con voi maturato l’idea di 20 RIGHE PER USCIRE DALLA PRECARIETà.
Anche in questo caso, ognuno ha il dovere di essere se stesso e di interpretare l'uscita dalla precarietà in chiave assolutamente personale e libera. D'altronde, la precarietà si presta a visioni caleidoscopiche: ognuno vede nel termine un pezzo di mondo e gli dona senso. 


martedì 14 gennaio 2014

Voi non potete fermare il vento, Villa Roth non si tocca...

Dalle e dagli occupanti di Villa Roth, Bari

Voi non potete fermare il vento – Villa Roth non si tocca, i bisogni non si sequestrano.

Questa mattina alle 7.00, senza alcun preavviso, gli abitanti di Villa Roth sono stati svegliati da una cinquantina di poliziotti che hanno fatto irruzione nella struttura identificandoli, intimandogli di prendere le loro cose e andarsene. 
 E che, è giusto ricordarlo, non sanno dove dormiranno stanotte. In più di due anni di occupazione, la Villa è stata una casa per senza fissa dimora in fuga dalle disumane pratiche messe in atto nei dormitori, famiglie migranti, giovani precari, studenti idonei alla borsa di studio e alloggio ma non assegnatari. 
Ma non è stata solo questo. La Villa è stata un cinema, un teatro, un orto, un campetto da calcio per i bambini del quartiere, una libreria, un luogo di socialità e cultura libero dalle logiche di profitto e dalle legali mazzette di diritti d’autore e SIAE. Dopo essere stata abbandonata per più di 15 anni, nell’incuria, nel degrado e alla mercè della malavita, l’occupazione ha liberato lo spazio e gli ha ridato valore. 

sabato 4 gennaio 2014

Vagli a spiegare che è primavera

Sabato 18 gennaio a Napoli all'ex asilo Filangieri un'iniziativa in cui si discute di potere, diritto penale, repressione e conflitto sociale.

Dalle logiche di eccezione del diritto penale liberale al positivismo, dal codice Rocco ai pacchetti sicurezza, dalle perenni emergenze alle nuove frontiere del securitarismo e del populismo penale, l'Italia, tra gli ordinamenti democratici, presenta un laboratorio originale di successione e riproduzione di dispositivi penalistici autoritari attraverso diverse stagioni storiche e tradizioni dottrinali.
Allo stesso tempo, mentre il disastro sociale generato dalla crisi stabilizza la negazione dei diritti sociali come tratto fondamentale del nostro sistema economico e istituzionale, il lungo cammino di quelle tendenze autoritarie è giunto ad un corto circuito fondamentale di negazione anche dei diritti civili, il cui aspetto più noto, drammatico e dibattuto è la vergognosa inumanità delle condizioni di detenzione nelle carceri del nostro paese e la corrispettiva espansione della detenzione, che rimane tale nella sostanza anche se assume diverse qualificazioni giuridico-amministrative, come strumento di controllo del fenomeno migratorio.
Migranti, tossicodipendenti e microcriminalità, inoltre, costituiscono i principali bersagli del sistema penale, la cui incidenza diseguale rispetto alle classi sociali, indagata e criticata aspramente da diversi settori del pensiero penalistico e criminologico, pare aumentare sensibilmente e colpire in maniera ferale proprio il Mezzogiorno, su cui tutte le contraddizioni di questa fase premono in misura maggiore che altrove.

Razzismo istituzionale e soggetti migranti

1. Non poteva essere altrimenti. Il sipario su Lampedusa è calato. Si riaprirà alla prossima strage, alla prossima discriminazione, alla prossima rivolta. Nel frattempo a differenza di chi considera ancora i migranti come dei poveracci, delle vittime impotenti, noi continuiamo a percorrere la strada delle lotte, della presa di coscienza e dell'autorganizzazione dei e delle migranti.
Ma non si possono tralasciare le mosse della politica istituzionale, che si è rifatta il trucco dopo gli anni di Maroni ministro degli interni e Berlusconi presidente del consiglio. I fatti, le minacce di sanzioni da parte delle istituzioni europee, le diverse forme di protesta dei migranti che si susseguono e arrivano sulle prime pagine dei media mainstream, hanno costretto il management politico-umanitario a cambiare tono senza tuttavia mettere in discussione le attuali leggi sull'immigrazione. Sono aumentati solo l'ipocrisia, gli appelli all'aiuto caritatevole e i progetti di nuovi controlli militari del Mediterraneo. L'attuale gestione delle politiche migratorie non si ferma solo all'aspetto della cosiddetta sicurezza e dell'ordine pubblico, fa uso di funerali di stato, di simbologie istituzionali e religiose ed altri effetti mediatici finalizzati a colpire le coscienze giusto il tempo di un servizio giornalistico. Si susseguono le solite interrogazioni parlamentari, le visite nei centri di detenzione. Addirittura un parlamentare del Pd, forse ignaro del partito a cui appartiene, si rinchiude nel Centro di accoglienza di Lampedusa, contribuendo ad alimentare il depistaggio in corso.
Nessuno e nulla però entra nel merito delle questioni e delle ragioni di fondo per le quali l'Italia, l'Europa, l'economia di mercato hanno bisogno del razzismo istituzionale per il controllo e il disciplinamento sociale della forza-lavoro migrante. Tutte quelle lotte, mobilitazioni, comportamenti sociali che resistono alle politiche dominanti, all'imposizione normativa delle leggi, che i migranti autonomamente continuano a praticare rimangono sullo sfondo, rappresentano però - sempre di più - il nodo politico che non si può eludere.