mercoledì 23 aprile 2014

Al Socrate l'autorecupero per prendersi una casa

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La riappropriazione di spazi in stato di abbandono è una pratica che negli ultimi tempi si sta sempre più diffondendo. Di fronte alla negligenza e al ‘muro di gomma’ istituzionale, si tratta di risposte dentro e contro le politiche di austerity, dei tagli al welfare; risposte all’impoverimento generalizzato nel quale siamo costretti a vivere. Queste esperienze, all’interno di percorsi di autorganizzazione diventano luoghi di solidarietà, creano gli embrioni di una democrazia reale tutta da costruire, dove discutere come soddisfare i nostri bisogni effettivi, fuori dalla logica del profitto e del mercato.
L’occupazione a scopo abitativo dell’ex-liceo Socrate di Bari, avvenuta da parte di rifugiati politici nel dicembre del 2009, ha contribuito a modificare la stessa idea e pratica di occupazione: sia nella costruzione delle relazioni con il vicinato e tutta la città sia nelle forme di autogestione interna tra gli abitanti. Oggi i migranti sono organizzati in un’Associazione, quale referente giuridico per il “progetto di autorecupero” e per l’ottenimento della residenza, che ha favorito la legittimazione e stabilizzato la permanenza interna, rendendola sempre più un’abitazione durevole piuttosto che un dormitorio di transito.

martedì 22 aprile 2014

La necessità di libertà oltre i confini del razzismo istituzionale

1. Negli ultimi mesi le 'civili' istituzioni italiane ed europee stanno evitando di essere additate come impotenti di fronte ai flussi migratori provenienti da Nord Africa e Medio Oriente. Le ripetute stragi politiche nel Mediterraneo dello scorso autunno hanno costretto l'Unione Europea ad irrobustire Frontex (l’Agenzia dell’UE per il controllo delle frontiere esterne), a stanziare qualche decina di milione di euro per intensificare il pattugliamento del canale di Sicilia e a redarguire l'Italia affinchè le rotte dei barconi verso Lampedusa fossero dirottate in porti più attrezzati, come quello di Ragusa e Porto Empedocle. L'operazione Mare Nostrum e la militarizzazione che ne è seguita pare dare i suoi frutti verso l'opinione pubblica. Infatti la rassicurazione dei cittadini che i confini siano sorvegliati e che i controlli siano rispettosi dei diritti dell'uomo pare funzionare. Nel frattempo però le leggi sull'immigrazione, al netto dell'ambigua abrogazione del reato di immigrazione clandestina, sono ancora tutte lì. Anzi l'apparente gestione meno emergenziale e più organizzata dei flussi migratori sta diventando un'arma innovativa di depistaggio delle reali condizioni di dominio e controllo delle vite e dei corpi che sono costretti a subire i migranti una volta arrivati in Europa.

Istituzioni e diritto alla casa. Due mondi separati!

Dopo il sit-in di giovedì 3 aprile in piazza Libertà a Bari e l'incontro con il Capo dell'ufficio immigrazione della Prefettura, abbiamo immediatamente consegnato la seguente richiesta agli uffici competenti. Questa è l'ennesima lettera-documento che non ricevendo risposte conferma quanto le Istituzioni rimangano le responsabili numero uno del disagio sociale che migranti e nativi vivono quotidianamente.

È ormai da mesi evidente che la città non riesce a far fronte alla sempre crescente necessità di seconda accoglienza per tutti i migranti che, usciti dal centro di accoglienza per richiedenti asilo, non riescono ad accedere a quei diritti basilari che rendono la vita minimamente dignitosa, come un tetto sotto il quale dormire.

Minacce di sgombero e razzismo istituzionale. Welcome in Italy

I migranti, che da febbraio scorso vivono in condizioni di quasi invisibilità nell'ex convento di Santa Chiara sul lungomare di Bari (Casa del rifugiato), hanno scritto una lettera per mettere in evidenza le loro condizioni di disagio permanente quando arrivano in Italia a causa delle leggi e accordi dello Stato. Al momento nella Casa del rifugiato sono presenti circa trenta/quaranta persone, tra cui anche italiani sfrattati, senza casa e reddito. Attraverso la solidarietà e una rete di supporto autorganizzata oggi si riesce a garantire una cucina per una mensa autofinanziata e corsi di italiano presso l'Ateneo di Bari.
Nel frattempo però, dopo aver subito uno sgombero lo scorso 26 febbraio, le istituzioni competenti, dalla Prefettura al Comune di Bari, non hanno dato concrete risposte ai loro minimi bisogni quotidiani e alle loro rivendicazioni. Ormai l'indifferenza è la più assoluta, l'obiettivo è quello di lasciar vivere i migranti (e non solo!) in condizioni di 'clandestinità', nel pieno di un razzismo istituzionale basato su negligenza, repressione, disciplinamento e controllo sociale! Non è un caso che di fronte alla richiesta di sgombero della Casa del rifugiato da parte della Sopraintendenza, (come apparso oggi su Repubblica Bari on line) le istituzioni non si mobilitino, non intervengano politicamente, bensì solo con le armi della legge del più forte. Come sappiamo i migranti non votano. In campagna elettorale non producono consenso, anzi un'eventuale intervento nei loro confronti rischia di non generare voti.
Rivoltiamo la precarietà


Cari e care,

In Italia esistono delle leggi che non ci permettono di vivere dignitosamente. Come migranti arrivati tra il 2011 e il 2012 dalla Libia dopo un tormentato viaggio in mare avremmo dovuto vederci riconoscere un permesso di soggiorno. La questura, al contrario, cerca in ogni modo di rendere difficile la nostra “regolarizzazione”, chiedendo, per esempio, ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno, un certificato di residenza, ben sapendo che senza permesso di soggiorno è praticamente impossibile accedere ad un contratto d’affitto, e quindi ad una residenza. La stessa cosa vale per il lavoro, si pretende un contratto di lavoro per accedere al permesso di soggiorno.

I migranti non votano? Sgomberiamo!

Le istituzioni non garantiscono la seconda accoglienza, ma garantiscono invece sgomberi e repressione.
Stamattina gli e le abitanti della ex casa del profugo, dopo alcune settimane di permanenza nella struttura di proprietà della sovraintendenza ai beni culturali, hanno deciso di entrare nel mercato coperto di Poggiofranco.  Anche in questo caso parliamo di una struttura pubblica lasciata al degrado e ormai in totale stato di abbandono da diversi anni. A nulla sono servite le solleccitazioni e le richieste fatte in questi giorni dagli occupanti alle istituzioni locali, in primis al sindaco, nel prendere posizione sullo stato attuale dei e delli rifugiat* nella nostra città, sul diritto dei e delle migranti ad avere una vita dignotosa ed un tetto sulla propria testa. Ma come avevamo previsto, nessun* (compreso il sindaco) ha risposto.

Forse perchè i migranti non hanno diritto di voto e quindi non possono essere dei papabili elettori del centro-sinistra?

Dall'ex Casa del rifugiato una possibile soluzione...

Da ieri mattina uno spazio abbandonato della città è stato ripreso da una 40ina di migranti del Cara di Bari-Palese. Uno spazio dal nome simbolico, conosciuto da tutt* come la casa del rifugiato, un palazzone di proprietà della Sovrintendenza di fronte al porto disabitato da quasi vent'anni. Negli anni '50 ci abitavano i profughi greci: una stanza a famiglia e servizi in comune. L'acqua corrente c'è ancora, ma manca l'agibilità.
Oggi i neo-occupanti continuano a resistere alle minacce delle istituzioni che si sentono scavalcate da quella piccola forza organizzata che, stanca di chiedere, si riappropria di un diritto, spinto dalla necessità di aver un tetto per sé e per gli altri. Negli ultimi anni i migranti sono stati portatori di molteplici rivendicazioni, dall’ottenimento dei documenti non subordinati al contratto di lavoro (come prevede l’ignobile legge Bossi Fini), alla libertà di circolazione, alla necessità di rispondere ai bisogni della quotidianeità, rispetto alla mancanza di politiche di seconda accoglienza da parte delle istituzioni. Una lista così lunga di rivendicazioni è il sintomo ineludibile di quella che oggi è la condizione reale in Italia, in Europa, dei soggetti migranti.

Occupazione ex casa del rifugiato, sul lungomare di Bari

Stiamo sostenendo l'occupazione dell'ex casa del rifugiato con i migranti del Cara di Bari Palese che negli ultimi mesi hanno portato in città, attraverso decine di mobilitazioni, le proprie rivendicazioni e la richiesta alle istituzioni di avere un tetto sotto il quale dormire. Richiesta rimasta inascoltata. Con loro ci sono le famiglie sgomberate il mese scorso da Villa Roth. Anche in questo caso, nonostante le tante promesse istituzionali, tutto è rimasto nell'indifferenza più totale. Così, ancora una volta, quando le istituzioni rimangono immobili, sono i soggetti sociali stessi ad autorganizzarsi per far rispettare i propri diritti e soddisfare le proprie esigenze di vita quotidiana. Ci si riappropria di uno spazio lasciato al degrado, alla speculazione e allo spreco dalla Regione Puglia. A questo punto alle istituzioni non rimane altro che riconoscere e di garantire il diritto all'abitare a tutti e tutte. Nelle prossime ore capiremo se la struttura è minimamente agibile per poterci vivere dignitosamente.
Stay tuned.

Rivoltiamo la precarietà

"Siamo migranti, veniamo dall'Africa, dall'Europa dell'est, da Bari e dintorni. Siamo senza casa e abbiamo bisogno di dormire in un posto dignitoso. Al momento dormiamo per strada. Questa è la ragione per la quale abbiamo deciso di entrare in questo edificio per farne una casa. Alcuni di noi dopo aver ricevuto il permesso di soggiorno, non potendo più sostare mal CARA di Bari Palese, a causa dell'assenza di un posto dove dormire, non hanno avuto altra scelta. Altri di noi avevano una casa e gli è stata sottratta."

Gli occupanti e gli abitanti


febbraio 2014