venerdì 29 novembre 2013

La scuola dei numeri primi

Pubblichiamo l'editoriale del n.8 della "Nuova rivista Letteraria", novembre 2013 semestrale di letteratura sociale

di Salvatore Cannavò
Quando il ministro Maria Grazia Carrozza ha annunciato lo stanziamento di 400 milioni per la scuola pubblica, ho ascoltato alla radio Girolamo De Michele che commentava la notizia citando una frase dell'afroamericano Jeriko One: "Stanno riordinando le sdraio sulla tolda del Titanic". La scuola come il Titanic è un'immagine appropriata. Ogni intervento, spacciato per una svolta, rappresenta un nuovo lettino riordinato; ogni euro sbandierato alle masse, una sdraio rimessa a posto. Tutto intorno, però, la scuola brucia. Brucia come paglia nel fienile, senza possibilità di salvezza per la semplice ragione che a dargli fuoco sono gli stessi che pretendono di salvarla.
Nel numero che avete fra le mani, oltre l'importante ripristino di vari, e nobili, "ripescaggi", la scuola occupa un ampia parte monografica, con una serie di articoli di grande qualità, impegno ed approfondimento come da tempo non si vedeva. Una scelta della redazione, assunta dopo il successo del referendum di Bologna, lo scorso maggio, in cui un comitato di cittadini, genitori, insegnanti, studiosi, hanno battuto tutti i poteri forti della città difendendo la scuola pubblica dall'ingerenze delle private. Quel referendum segna uno spartiacque, intenzionalmente dimenticato. Ha dimostrato, infatti, che nonostante la "restaurazione" che incombe da circa venti anni sul sistema formativa italiano, esiste ancora una dose di resistenza minima, incomprimibile, che cerca di salvare il salvabile.

giovedì 28 novembre 2013

Nardò. Terra di sfruttamento, caporalato e padroni

Il reportage di Marco Anselmi su "Nardò: terra di schiavi e schiavisti moderni". Consapevoli che il caporalato è solo la punta dell'iceberg di un sistema molto più profondo, dove il problema sono le aziende, i loro padroni e le leggi del mercato e della concorrenza.

Usciti dall’autostrada, superata la zona industriale in direzione del centro storico di Nardò, ci s’imbatte in un cartello con scritto “Benvenuti a Nardò, città dell’accoglienza”. Cartello che sembra quasi ironico per quello che succede ai lati di questo; sembra un mascherare tutto quello che ogni estate avviene nelle campagne “celebrate” da questa scritta. Un messaggio che più si legge e più assume le forme di un insulto. Esiste, infatti, in questa zona della provincia di Lecce, un fenomeno dalle radici profonde, che, nonostante le sue trasformazioni nel corso della storia, può ancora essere definito “Caporalato”.

Nardò è un comune di 31.957 abitanti, di cui secondo i dati del 2012, l’1,9 % di nazionalità straniera, senza tener conto però degli immigrati irregolari, che rappresentano una realtà tutt’altro che insignificante. A muovere l’economia qui è principalmente l’agricoltura: i terreni complessivamente coltivati sono infatti 50000 ettari, il più alto valore a livello regionale e il terzo agro d’Italia per estensione. La produzione agricola si concentra soprattutto su pomodori e angurie; durante i periodi di raccolta la città si riempie di cittadini stranieri in cerca di un impiego temporaneo, i quali sono a conoscenza del fatto che questo sia facilmente rintracciabile grazie al mercato nero che caratterizza il lavoro stagionale agricolo. La produzione, è legata ai tempi della raccolta, l’offerta di lavoro per i braccianti è a tempo più che determinato, l’impiego è, infatti “alla giornata” o per un periodo ristretto di tempo o addirittura a cottimo. Chi affolla le piazze la mattina presto, per essere scelto dai caporali, sono a oggi principalmente cittadini africani, bulgari, rumeni e polacchi. La presenza di forza lavoro straniera offre la possibilità, per i produttori e i padroni locali, di abbassare sostanzialmente il costo del lavoro. 

mercoledì 27 novembre 2013

"L'amore degli insorti" che solo noi possiamo pronunciare

Si parte oggi 27 novembre dalle 20.30 al Flying Circus, Strada Palazzo di città, 51 Bari vecchia con la presentazione-reading de "L'amore degli Insorti" di Stefano Tassinari
Ogni mese al Flying Circus a Bari vecchia, presenteremo insieme al collettivo "Rivoltiamo la precarietà" una serie di libri editi dalla casa editrice Alegre. Questa serie di presentazioni e reading cercheranno di raccontare ed analizzare diverse tematiche sociali, politiche ed ambientali. Costruire, sperimentare e rivitalizzare una letteratura sociale in cui la narrazione influenzi e cerchi di modificare la realtà, partendo dalle ragione di quel 99% della popolazione che oggi subisce fortemente la crisi, le politiche di austerity e che è costretta a vivere nella precarietà di vita e di lavoro più assoluta.

L'amore degli Insorti:

"Ad un anno dalla scomparsa di Stefano Tassinari, questa nuova edizione del suo romanzo più importante, ci riporta in un’epoca che coinvolge la memoria individuale e collettiva della nostra storia recente, con uno stile profondo, intenso, appassionato ma al contempo lucido nel riordinare fatti e responsabilità."

martedì 26 novembre 2013

Egitto, come reprimere per legge le mobilitazioni


Il Presidente egiziano ad interim, Adly Mansour, ha promulgato ieri una nuova legge che impone regole molto restrittive sulle manifestazioni pubbliche. Diverse associazioni e partiti affermano, infatti, che questa legge limiterà fortemente le libertà politiche del popolo egiziano.
La legge obbliga i manifestanti a chiedere sette permessi separati per poter scendere in piazza, oltre ad imporre il divieto assoluto per i sit-in notturni, che fu una importante modalità di lotta durante le proteste di piazza Tahrir all’inizio del 2011. Per ricorrere contro eventuali domande respinte, gli attivisti dovranno rivolgersi, d’ora in poi, al tribunale. Diversi avvocati egiziani sostengono che la norma è costruita in modo tale da rendere impossibile la prova giuridica della violazione del diritto di manifestare. L’ultima parola, insomma, se autorizzare o meno una manifestazione, spetterà alla polizia 
La legge appena promulgata non è però molto diversa da quella che intendeva approvare Mohamed Morsi alcuni mesi fa e che poi decise di accantonare. Il disegno di legge di Morsi prevedeva l’obbligo di cinque autorizzazioni invece che sette, ma le sanzioni erano più pesanti.

Socrate migrante. Un'altra casa è possibile


Insieme ad una casa per migranti, domenica 24N abbiamo vissuto il Socrate anche come spazio di socialità e solidarietà collettiva. Abbiamo visto il documentario "Mare chiuso", storie e racconti di vita di persone provenienti dall'Africa e puntualmente respinte da un'Europa smarrita tra leggi di mercato e 'cultura' legalitaria. Lo spettacolo teatrale E poi?OnTheRoad...è stato un momento per raccontare e riflettere su come lottare contro la precarietà di lavoro e di vita. Poi abbiamo cenato con un menù particolare: zighinì e injera, specialità eritree preparate dagli abitanti del Socrate, con cous cous, focacce e del buon vino.
Grazie all'autofinanziamento e ai contributi versati nella Cassa di mutuo soccorso, gestita direttamente dal Comitato dei migranti dell'AssociazioneSocrate, si potranno affrontare con più tranquillità le spese di vita quotidiana. Una forma per rimenere autonomi ed indipendenti nel continuare ad affrontare la vertenza per la messa in sicurezza e l'autorecupero della struttura nei confronti del Comune di Bari, proprietario di quello che dieci anni fa era un liceo, oggi e un'abitazione per più di 40 persone! 



Il video durante la cena di autofinanziamento

giovedì 21 novembre 2013

Per una critica della scuola come Istituzione

E' uscito il nuovo numero di Letteraria (novembre 2013), semestrale di Letteratura sociale fondato da Stefano Tassinari. Anticipiamo uno stralcio dell'articolo di Girolamo De Michele apertura la cui parte monografica è dedicata alla scuola con una serie di articoli di grande qualità, impegno e approfondimento, come da tempo non si vedeva. Una scelta della redazione dopo il referendum di Bologna del maggio scorso, intenzionalmente dimenticato.

"Tra punto e punto di un corpo sociale, tra il maestro e il suo allievo, tra chi sa e chi non sa, passano delle relazioni di potere che non sono la proiezione pura e semplice del grande potere sovrano sugli individui; sono piuttosto il mobile e concreto suolo sul quale quel potere si ancora, le condizioni di possibilità perché esso possa funzionare" (Michel Foucault)

Da molti anni inserisco in esergo ai miei documenti di programmazione (una pratica didattica divenuta sempre più inutile con prevalere del suo aspetto formale e burocratico) una sentenza di Raoul Vaneigem: una scuola in cui la vita si annoia educa solo alla barbarie. Da autentica sententia, la formula di Vaneigem condensa il suo Avviso agli studenti [1], un testo imprescindibile per ogni pratica didattica libertaria, che a sua volta potrebbe essere considerato un breviario laico che si srotola attraverso la serie di sententiae che ne introducono i principali capitoletti:
• una scuola che ostacola i desideri stimola l'aggressività
• come può esserci conoscenza dove c'è oppressione?
• imparare senza desiderio vuol dire disimparare a desiderare
• ciò che si insegna attraverso la paura rende il sapere timoroso.

martedì 19 novembre 2013

Precarietà, anche il teatro ti seppellirà!

21 settembre: CommuniaFest, Roma
23 ottobre: Flying Circus, Bari
24 Novembre: SocrateOccupato, Bari
Il tuor teatrale "E poi? On the road..." continua!
 
Domenica 08 dicembre a Campi Salentina (Le) dalle h18 in P.zza San Pietro (vic Cheri)
PREKARISTAN – Terra precaria è il titolo dell’iniziativa promossa dall’Associazione di Promozione Sociale METICCIA e dedicata al tema della precarietà.
Si prevedono un aperitivo musicale a km 0, una collettiva d’arte, la proiezione di un cortometraggio di Remo Spada, lo spettacolo teatrale autoprodotto “E POI? On the road…” a cura di Alfia De Marco (http://www.communianet.org/news/e-poi-road) e, infine, il circolo dei pensieri come scambio di esperienze e di visioni.

Parallelamente all’ iniziativa è stato lanciato un appello a narrare la precarietà in max 20 righe, partendo dalle storie di ciascuno per scoprirne differenze e similitudini, per diffondere consapevolezza e scoraggiare il senso di solitudine di fronte ad una realtà che frammenta sempre di più le esistenze. L’idea è quella della condivisione di storie diverse che trovano, talvolta a loro insaputa, tratti comuni nell’insicurezza, nella rassegnazione ma anche nell’infinita energia che ognuno impiega per vivere l’oggi. Condividere queste storie è il primo passo per acquisire consapevolezza e comprendere la dimensione collettiva della precarietà: ogni racconto è parte di un puzzle di cui tutti fanno parte e che tutti, stando Insieme, possono riuscire a Trasformare. Gli scritti (firmati o anonimi) potranno essere corredati da foto e/o disegni da inviare a meticcia@gmail.com, con oggetto NARRARE LA PRECARIETà, e contribuiranno ad allestire una mostra, in cui ognuno potrà decidere il proprio spazio anche durante lo svolgimento dell’iniziativa che si costruirà proprio attraverso le interpretazioni, la partecipazione e le azioni di un pubblico non passivo.
Associazione Meticcia

lunedì 18 novembre 2013

No Tav… controstoria di una foto

Dopo il bacio della ragazza NoTav al poliziotto durante la manifestazione in Val di Susa di sabato 16N, pubblichiamo l'intervento delle compagne e dei compagni del collettivo di Nina insieme alla rete Communia/Ri-make Milano

A distanza di 24 ore dal grande e bellissimo corteo No Tav che sabato ha attraversato la Val di Susa ancora una volta, giornali e social media hanno già smesso di diffonderne il messaggio politico per concentrarsi tutti sulla foto dello scandalo: la ragazza No Tav che bacia il poliziotto. “Repubblica” non perde l’occasione di stravolgere il senso di quel gesto per idolatrare il valore della donna angelo, pacificatrice dei conflitti e ribadire la divisione interna al movimento No Tav tra “buoni” e “cattivi”. L’articolo riesce a convincere delle sue distorsioni diversi lettori, che si affrettano a dire la loro e a puntare il dito contro il “bacio dello scandalo”.
Ma la ragazza della foto, Nina, dal suo profilo Facebook smentisce, afferma la volontà provocatoria del suo gesto nei confronti dei poliziotti in tenuta antisommossa, che negli ultimi anni hanno letteralmente militarizzato la Val di Susa, represso e criminalizzato qualsiasi tentativo di opporsi alla devastazione di un’intera valle, e al furto di soldi pubblici per interessi privati.

domenica 17 novembre 2013

Giovani Fuoriclasse: un’opportunità da sfruttare

Una volta li chiamavano spiantati e talvolta perfino straccioni. Ma i tempi cambiano, di contesse in giro ce ne sono sempre meno e il linguaggio un po’ volgarotto in voga all’«industria di Aldo» è caduto in disuso. Oggi i padroni hanno imparato un acronimo very polite per definirli: NEET, Not in Employment, in Education or Training. Sono i giovani che non lavorano, non studiano, non si formano. La trinità del male secondo i canoni dell’occupabilità. Confindustria, evidentemente preoccupata dell’incombente perdizione che grava su giovani eternamente alle soglie del mondo del lavoro, ha lanciato una giornata dedicata interamente a loro. Con un titolo per metà evocativo e per l’altra uscito male, «Fuoriclasse!» è il nome che gli industriali hanno dato all’iniziativa svoltasi qualche giorno fa a Catania. Se dai dati di Confindustria emerge che i NEET sono una «vera emergenza» di oltre due milioni di italiani in un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, la soluzione individuata dagli industriali sta nell’alternanza studio-lavoro. Per uscire dal mondo dei NEET non basta allora essere impegnato in una delle attività evocate dall’acronimo. Occorre piuttosto farle tutte e tre insieme. Sempre naturalmente che uno non sia sufficientemente ricco da dedicarsi all’ozio. In questo caso, è più che probabile che ci troviamo di fronte al figlio di uno di quegli industriali che ha commissionato la ricerca e, come è noto, certi acronimi possono anche acquisire una valenza positiva se appartieni alla classe «giusta».

martedì 12 novembre 2013

Fuori i profitti dai nostri territori

Sabato 16 novembre saremo a Napoli perchè è una lotta che accomuna tutti. Anche dalla Puglia partiranno dei pullman: uno da Taranto, l'altro da Lecce-Brindisi-Bari
 
da CommuniaNet “Qui tra vent'anni saranno tutti morti”. Questa la frase che il pentito Carmine Schiavone ha pronunciato davanti alla Commissione sulle Ecomafie nel lontano 1997. Sono passati 16 anni e solo qualche giorno fa il Parlamento ha deciso di desecretare i verbali con le dichiarazioni del pentito del clan dei casalesi. Sedici anni di omertà da parte delle istituzioni, durante i quali nella Terra dei Fuochi si moriva di tumore come in nessun'altra parte d'Italia. Sedici anni e più in cui il territorio campano è stato depredato da parte degli interessi camorristici in combutta con quelli industriali del Nord Italia che con il beneplacito delle autorità pubbliche riuscivano a smaltire rifiuti e fanghi industriali, rifiuti altamente pericolosi e anche nucleari, in maniera del tutto illegale risparmiando e garantendosi così un ampio margine di profitto, senza alcuna attenzione per la salute del territorio e di chi lo abita. Oggi una tra le più alte incidenze tumorali d'Italia sono l'unica eredità lasciata da chi dopo aver distrutto un territorio a vocazione agricola ha preso il bottino ed è scappato, senza mai dover pagare le conseguenze di tutto ciò.

lunedì 11 novembre 2013

Perche saliamo su una barca?

barcone migranti
A chi chiede: “Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in mare?”, rispondo: “Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti? O meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?”

Due giovani ieri sono stati uccisi a Mogadiscio perché si stavano baciando sotto un albero. Avevano 20 anni. Non festeggeranno altri compleanni. Non si baceranno più.
A chi domanda: “Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli altri”, rispondo: “Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”.
Mio cognato scappava con me.  Prima del mare c’è il deserto che ne ammazza tanti quanti il mare. Ma quei cadaveri non commuovono perché non si vedono in Tv. Perché non c’è un giornalista che chiede ripetutamente quante donne e bambini sono morti, quante erano incinte.
Perché qui in occidente a volte sembra che l’orrore non basti, c’è bisogno di pathos. Mio cognato è morto nel deserto. Per la fame. Dopo 24 giorni in cui nessuno ci ha dato da mangiare. A casa c’è una moglie che non si rassegna e aspetta una telefonata che io so non arriverà mai.
A casa c’è quel che resta di un sogno, di un progetto, di una vita. Un biglietto per due i trafficanti se lo fanno pagare caro e loro i soldi non li avevano. Se fosse restato li avrebbero ammazzati tutti e due. Il suo ultimo regalo per lei è stata la vita. Lui è scappato e lei non era più utile, l’hanno lasciata vivere.
A chi chiede: “Come si possono evitare altre morti nel Mediterraneo?”, rispondo: “venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade, ascoltate i nostri politici.
Prima dell’ennesima legge, dell’ennesima direttiva, dell’ennesima misura straordinaria, impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore”.
Awas Ahmed (rifugiato somalo in Italia) - tratto da Servir mensile del Centro Astalli

sabato 9 novembre 2013

IL "MURO DI GOMMA" DELLE ISTITUZIONI

Mercoledì 6 novembre 2013 Ateneinrivolta, con l'aiuto di Studenti in Lotta e pochi altri studenti, hanno costituito un'assemblea in aula C per cercare di cambiare l'esito del consiglio di interclasse delle lauree in Lettere del 30 settembre, nel quale i docenti hanno deciso di ridurre e concentrare gli appelli in pochi mesi.



Dal confronto tra gli studenti presenti in aula e riuniti in assemblea sono venute fuori tre proposte di cambiamento rispetto all'attuale calendario degli esami. La prima prevedeva il reinserimento degli appelli di maggio e dicembre; la seconda degli appelli di maggio e ottobre, l'ultima degli appelli di marzo e ottobre. Quest’ultima è stata la proposta maggiormente suffragata.


Crisi ambientale e conflitti nei territori

In vista del 16 novembre, quando dalla Val di Susa a Napoli le lotte per la difesa del territorio e contro la devastazione e speculazione ambientale scenderanno di nuovo in piazza, pubblichamo la relazione del workshop tenutosi a CommuniaFest 20-22 settembre



1. Crisi ambientale e crisi sociale

La crisi ambientale globale è un processo in atto e in rapida evoluzione verso scenari solo in parte valutabili,
attraverso l'uso di modelli matematici basati su eventi storici, data l’imprecisione dei modelli stessi e l’imprevedibilità sia di fattori endogeni al sistema ambiente (comportamenti dinamici delle grandi calotte di ghiaccio ai poli), sia esogeni ad esso (evoluzione degli scenari di sviluppo economico e sociale su scala mondiale).
La responsabilità principale della crisi ecologica in atto non può essere attribuita all’attività antropica in generale, ma al carattere specifico che essa ha assunto in questi ultimi secoli e quindi nel modo di produzione capitalistico (aumento profitti, tendenza all’accumulazione e concorrenza): si deve parlare di cambiamento climatico capitalistico (Tanuro).Il sistema capitalistico ha piegato l'evoluzione scientifica e tecnologica ai propri fini, che sono quelli della massimizzazione dei profitti, l'accumulazione di capitali e la concorrenza ai fini del profitto.
Sin dalla prima fase il capitalismo si è caratterizzato per l'appropriazione delle risorse finalizzata alla trasformazione in merce da destinare al consumo all'interno di un sistema di crescita esponenziale dei prodotti e quindi dei profitti.

martedì 5 novembre 2013

Le "tranquille" discariche abusive di Puglia

Pubblichiamo questa nota di Agostino Di Ciaula apparsa sui social network.

L’Assessore all’ambiente della Regione Puglia: "No preoccupazioni". “Al momento non mi risulta ci siano indagini in corso in modo specifico su traffici di rifiuti tossici in Puglia. … parliamo di vent'anni fa, ci sono stati episodi di questo genere'' e ''in astratto, non è inverosimile che qualcosa possa essere arrivato anche da noi ma siamo lontani anni luce, su due universi paralleli rispetto alla situazione della Campania''.

Secondo il rapporto “ecomafia 2013” di Legambiente “Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia occupa stabilmente la terza posizione, ma con un significativo aumento degli illeciti (+24%). Infatti, le infrazioni accertate salgono a 522 con 691 persone denunciate, 15 persone arrestate e 344 sequestri effettuati. La maggior parte delle infrazioni accertate si concentrano nella provincia di Bari (185). In Puglia, dal 2002 ad oggi (10 maggio 2013), ci sono state ben 42 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,4% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale” (http://www.barlettalive.it/news/Cronaca/227200/news.aspx).

lunedì 4 novembre 2013

Perchè i giganti dell'energia provano a fermare le rinnovabili

Di fronte alla guerra di concorrenza tra padroni del complesso industriale fossile (carbone, gas, nucleare) e quelli delle rinnovabili le conseguenze si riversano sulla collettività: malattie, devastazione ambientale, licenziamenti. Un caso emblematico rimane Taranto: da una parte il padron Riva all'Ilva, dall'altra la chiusura della Buildtech Marcegaglia e della Vestas.
Riportiamo un articolo di Daniel Tanuro apparso su CommuniaNet sulla lotta tra 'capitalismo nero' e 'capitalismo verde' di fronte al quale lo studioso ed attivista belga propone un piano ecosocialista.

La stampa ha dato risalto alla notizia: gli organismi dirigenti di una dozzina di imprese energetiche europee esigono la fine dei sussidi alle energie rinnovabili. Lo hanno spiegato pubblicamente nel corso di una conferenza stampa all’inizio di Ottobre. 
La francese GDF-Suez, i Tedeschi BON e RWE, gli spagnoli Gas Natural Fenosa Iberdrola, gli italiani ENI ed ENEL, i nordirlandesi Gas Terra e gli svedesi Vattenfallt rappresentano approssimativamente la metà della capacità energitica collocata nell’Unione. A loro nome, Gerard Mestrallet, dell’organo dirigente di GDF-Suez, ha dichiarato: "dobbiamo ridurre il ritmo con il quale l’Europa sistema parchi eolici e pannelli solari. Attualmente è insostenibile".
 
Meno rinnovabili
L’argomentazione è la seguente: il mercato è in sovracapacità produttiva, la caduta della domanda dal 2008 ha fatto ribassare i prezzi all’ingrosso della metà (non i prezzi ai consumatori), il solare e l’eolico sono a un passo per divenire competitivi… Inutile pertanto sovvenzionarli per aggiungere ancora capacità nelle rinnovabili, poiché ciò riduce la redditività delle centrali elettriche a carbone, a gas... e nucleare.
 
Mestrallet e i suoi amici evitano di ricordare che, in realtà, le energie fossili e nucleari sono sovvenzionate in modo più generoso delle rinnovabili. Secondo la Commissione Europea, nel 2011,le rinnovabili hanno ricevuto 30 miliardi di Euro di sussidi, i fossili 26 miliardi e il nucleare 35. Rispetto ai fossili, conviene aggiungere le "esternalità" supportate dalla collettività (le spese sulla salute dovute all’inquinamento), che arrivano a 40 miliardi. In totale, dunque: 66 miliardi per il carbone, il petrolio e il gas.

sabato 2 novembre 2013

LA PRECARIETÀ DEGLI STUDENTI E L'INDIFFERENZA DEI DOCENTI!


Gli ultimi dati ufficiali dicono che la maggioranza degli studenti universitari è fuoricorso, circa il 55 %. È facile intuire i motivi del prolungamento degli anni di studio, oltre a quelli stabiliti a tavolino (tre anni per la triennale e due per la specialistica).  I dati statistici confermano che più del 70% degli studenti svolge attività lavorative durante gli studi, spesso senza regolare contratto, per potersi mantenere agli stessi o semplicemente contribuire ad aiutare le proprie famiglie. La retta universitaria, infatti, spesso è molto alta e grava pesantemente sui  redditi delle famiglie. Non bisogna, inoltre, sottovalutare l’aumento del costo dei trasporti, dei generi alimentari, degli affitti. Negli ultimi dieci anni tutto è aumentato tranne i salari. Si aggiunga, infine, che le borse di studio sono carenti sia per numero di studenti che ne usufruiscono sia per la somma di denaro erogata. 
Il sistema a doppio ciclo di laurea (3+2), dunque, non solo allunga il periodo di studio, ma non garantisce né una formazione critica, né un metodo di studio adeguato.
 Durante questi ultimi mesi, come se non bastasse, si sta attuando una trasformazione del sistema degli appelli per tutti i dipartimenti dell’ex-facoltà di Lettere e Filosofia che consiste, nei fatti, nella riduzione di quasi il 50% delle date di esame. Da parte dei docenti non c’è stata nessuna comprensione dei problemi degli studenti, soprattutto di quelli che vivono quotidianamente la precarietà, molto spesso costretti ad andare via dalle lezioni per recarsi a lavoro. Abbiamo visto in quei pochi docenti (e anche in coloro che si sono astenuti) cinica indifferenza e violazione delle consuetudini nel percorso decisionale.

venerdì 1 novembre 2013

31 ottobre, manifestazione lavoratori Om - Servizi Rai.

Tg3 regione



Buongiorno Regione



La rassegna stampa del 1^ novembre
su Presidio permanente lavoratori Om

Riappropriarsi della fabbrica per riprendersi il futuro
su CommuniaNet.org

Tutt* in piazza! Prima a pranzare e poi a sdraiarsi e dormire.

L'ordinanza per l'ordine pubblico e contro il degrado urbano del Sindaco di Bari Emiliano ripropone una politica securitaria e discriminatoria che non presenta nessuna novità rispetto al modus operandi e vivendi intrinseco fin qui conosciuto dell'ex-magistrato barese. Un'ordinanza tutta interna ad una crisi economica e sociale che le istituzioni credono di poter celare e frenare con dispositivi repressivi e di ordine pubblico. 
I movimenti che si danno, si autorganizzano, lottano contro precarietà, assenza di reddito e spazi comuni non saranno certamente toccati dalla presunta infallibilità della legge e della cultura legalitaria dei presunti paladini della giustizia.

A proposito di politiche securitarie e repressive proponiamo un articolo sulle lotte di "opposizione al razzismo istituzionale" e sulle esperienze di riappropriazione di spazi che Bari ha vissuto negli ultimi anni grazie al movimento antirazzista e migrante. Ci vediamo presto in piazza per la prossima manifestazione oppure per pranzare insieme, sdraiarci, per concederci il pisolino pomeridiano. Daltronde la socialità e il viver meglio è anche e soprattutto questo!


Forme di opposizione al razzismo istituzionale
pubblicato su Magazine collettivo Exit di Gianni De Giglio

Il Cie, il Cara, il Ferrhotel, l’ex-scuola Socrate, piazza Umberto. Luoghi ben diversi, diverse composizioni sociali e di classe dei migranti che stanno segnando le lotte a Bari dell’ultimo anno. Forse questi luoghi possono aiutare la ricostruzione del conflitto sociale e la specifica composizione migrante fatta di comportamenti, organizzazione, condizioni lavorative in cui sono inserite le vite dei migranti in un paese dove il razzismo istituzionale e legislativo da 15 anni a questa parte è dilagante.