mercoledì 18 giugno 2014

Dalla Casa del Rifugiato lettera aperta al Sindaco e Prefetto di Bari

Lettera al Sindaco e Prefetto di Bari
 
Cari e care, come abitanti della Casa del Rifugiato sul lungomare di Bari abbiamo deciso di scrivere questa lettera per informarvi della nostra situazione attuale e di come le Istituzioni non hanno risposto alle nostre richieste e disatteso qualsiasi promessa. Per vivere all’interno della Casa al momento non abbiamo usufruito di nessun servizio sociale basilare in quanto rifugiati, ma ancora prima in quanto persone:
1. Elettricità
2. Acqua
3. Servizi igienici, quali bagni e docce
4. Residenza
Da quando siamo entrati in questa struttura (11 febbraio 2014), dopo qualche giorno è stata disconnessa la corrente elettrica. Dopo quattro mesi, come Istituzioni non solo non avete garantito nulla, ma addirittura ci avete tolto quel minimo che avevamo trovato all’interno dell’edificio.
Però non ci siamo arresi. Abbiamo organizzato diverse manifestazioni e scritto altre lettere per chiedervi tutto questo. Nel frattempo abbiamo deciso di provvedere direttamente in prima persona e così crearci un’abitazione dignitosa. Abbiamo creato delle stanze per dormire e per rispondere alle esigenze di vita quotidiana grazie al riuso di mobilio e arredamento.

domenica 15 giugno 2014

Fuori dal Ghetto? La storia si ripete!


Una storia che si ripete, quella che sta andando in scena in queste settimane, e che si snoda attorno all’ormai celebre Grand Ghetto di Rignano Garganico (FG) – una baraccopoli sorta alla fine degli anni Novanta e abitata prevalentemente da lavoratori agricoli di origine africana, attualmente sotto minaccia di sgombero. Anzi, di ‘svuotamento’, secondo gli equilibrismi linguistici delle istituzioni pugliesi che, dopo anni di quasi totale silenzio, si stanno attivando con un progetto dal nome e dai contenuti anch’essi piuttosto funambolici: ‘Capo Free, Ghetto Off’.

Lo scandalo scatenato oltralpe da un documentario dell’emittente France2, che denunciava il grave sfruttamento che si cela dietro diversi prodotti agroalimentari commercializzati da alcune catene di supermercati francesi, ha senz’altro sortito qualche effetto. E lo stesso si può dire dei servizi di un altro gigante mediatico come la BBC e delle iniziative di boicottaggio avvenute in Norvegia e Gran Bretagna. La domanda potrebbe dunque farsi strada tra i più cinici: alle istituzioni sta davvero a cuore combattere lo sfruttamento, oppure il loro obiettivo principale è quello di salvaguardare l’immagine della regione e delle imprese locali nel mondo?

Stando alle dichiarazioni della giunta regionale, quello da poco approvato è un piano di azione sperimentale per un’accoglienza dignitosa e il lavoro regolare dei migranti in agricoltura che prevede, tra l’altro, l’allestimento di ben cinque tendopoli della Protezione civile entro il primo luglio, per un totale di 1250 posti disponibili fino al 30 settembre. I fondi (circa un milione e trecentomila euro, a giudicare dalla delibera dello scorso 2 aprile – che però non dà indicazioni molto chiare a riguardo) saranno probabilmente stornati da quelli precedentemente utilizzati per la fornitura di acqua e bagni chimici e per il presidio sanitario di Emergency (in questi anni, una volta alla settimana, un solo poliambulatorio mobile ha fornito cure di base a un insediamento in continua espansione, che nel picco della stagione ospita fino a 1500 persone). A quanto sembra, solo tre dei cinque siti sono stati finora individuati: l’area servizi dell’ex-aeroporto militare di Amendola; un sito in località Vulgano; il terreno adiacente all’albergo diffuso che si trova nel comune di San Severo. Eppure, finora, non c’è l’ombra di una tenda.

giovedì 5 giugno 2014

Casa del Rifugiato Bari - negligenza istituzionale, diritto alla casa, autorganizzazione



Comunicato stampa di Rivoltiamo la Precarietà.

Nel più totale silenzio istituzionale (siamo in campagna elettorale, e si sa che parlare di diritti dei migranti fa perdere voti), la vita nella Casa del rifugiato sul lungomare di Bari prosegue.
Ai 30 rifugiati che l’otto febbraio scorso decisero di meritare un giaciglio più dignitoso dei marciapiedi dopo essere stati allontanati in malo modo dal centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese, riappropriandosi dello stabile di proprietà della Sovrintendenza ai Beni Culturali, se ne sono aggiunti molti altri, e aumentano di giorno in giorno.
All’interno si è formato un comitato che include rappresentanti di tutte le nazionalità presenti che decide in maniera assembleare e autorganizzata le regole di convivenza quotidiana, e si confronta sulle problematiche che via via si presentano.

martedì 3 giugno 2014

Firma del Protocollo d’Intesa per l’avvio del Progetto “Autorecupero Socrate”


Bari. A distanza di un anno dal Tavolo Tecnico che ha dato l’avvio al percorso per il riconoscimento del progetto “Autorecupero Socrate”, GIOVEDÌ 22 maggio, alle ore 11.30 presso la sede della Presidenza della Regione Puglia è stato siglato il “Protocollo d’Intesa finalizzato alla realizzazione di un cantiere scuola per il recupero dell’immobile denominato ex Socrate”, a Bari.


Con questo atto formale i diversi attori coinvolti - l’associazione “Socrate”, la Regione Puglia, il Comune di Bari, lo IACP, il Formedil-Bari, il Politecnico di Bari e l’associazione “Ingegneria Senza Frontiere - Bari”- confermano la loro volontà ed il loro impegno a costruire insieme i prossimi passi per restituire la struttura del Socrate ad un uso sociale, quello di garantire una casa per gli attuali abitanti dell’Ex Liceo Occupato.
La proposta nasce dell’esperienza di occupazione a scopo abitativo dell’ex sede del liceo classico “Socrate”, di proprietà del Comune di Bari, sito in via Fanelli 206/16b.
Abbandonato a partire dal 2004 a causa di problemi che ne hanno comportato l’inagibilità, dal dicembre 2009 è occupato e vissuto da circa 120 rifugiati politici provenienti dal Corno d'Africa – Eritrea, Sudan ed Etiopia – costretti dalle normative sull’immigrazione a stazionare presso i territori di competenza per comunicare periodicamente la loro presenza.
Nel maggio 2011 è nata una collaborazione tra la comunità di migranti (attualmente composta da circa 60 persone ed organizzata nell’Associazione “Socrate”), l’associazione Ingegneria Senza Frontiere – Bari ed il Collettivo Rivoltiamo la Precarietà per promuovere un “progetto partecipato di recupero della struttura”

Netzanet, autoproduzioni a sfruttamento zero

Cos'è Netzanet?
Netzanet in tigrino significa libertà. La libertà per i migranti di poter circolare senza dover essere soggetti a continue espulsioni e respingimenti; libertà di essere padron* del proprio corpo e della propria forza lavoro senza dover subire i continui ricatti di padroni, caporali e multinazionali. La libertà nel rivendicare una accoglienza, e perché no, un mondo diverso!
Netzanet è un progetto che vuole legare la riappropriazione e il riuso immobiliare a scopo abitativo (come ad esempio i percorsi di occupazione e autogestione di alcuni rifugiati politici a Bari: l'ex liceo Socrate e l'ex casa del rifugiato) all’esperienza di avviamento di un'attività lavorativa per alcuni migranti, giovani disoccupat* e precari*, attraverso le autoproduzioni di prodotti locali e di conserve. L'obiettivo del progetto è anche quello di inserirsi in un circuito di produzione e distribuzione 'fuori mercato' e a 'sfruttamento zero’. Attraverso l'avvio delle autoproduzioni si vuole sperimentare anche un nuovo modo di vivere le relazioni umane fuori dalle logiche della concorrenza e della produttività, attraverso la socializzazione e la condivisione di pratiche positive e innovative.

La filiera fuori mercato
Tra le varie produzioni in conserva originarie della terra pugliese abbiamo pensato di iniziare con la salsa di pomodoro.
Perché proprio la trasformazione dell'oro rosso? Perché la Puglia negli ultimi anni è diventata tristemente famosa per il diffondersi del caporalato e per lo sfruttamento dei braccianti, il più delle volte lavoratori/trici migranti. Proprio per questo motivo abbiamo pensato di iniziare nel nostro piccolo a rovesciare questa immagine. Pensiamo ad una filiera produttiva 'altra', fuori dalle logiche di sopraffazione.