martedì 25 novembre 2014

3/12 Bari: Cronache di ordinario razzismo. Presentazione del terzo Libro Bianco


A distanza di quasi tre anni dal Secondo Libro Bianco, Lunaria ripercorre le Cronache di ordinario razzismo che attraversano la vita pubblica e sociale nel nostro paese; questa volta, allungando lo sguardo verso l’Europa, di cui le elezioni svolte nel maggio scorso hanno svelato le pulsioni nazionaliste, xenofobe e populiste.


Un lavoro di monitoraggio, analisi e approfondimento che Lunaria porta avanti da anni, e che promuove quotidianamente con il sito www.cronachediordinariorazzismo.org, denunciando l’evoluzione delle molteplici forme di razzismo nel nostro Paese, dalle discriminazione istituzionali alle stigmatizzazioni mediatiche, dalle violenze fisiche alla retorica politica. Proseguendo il lavoro avviato nel 2007, il testo racconta le discriminazioni e le violenze razziste quotidiane che attraversano i comportamenti sociali, i discorsi della politica, gli interventi delle istituzioni e i messaggi dei media, grazie all’analisi di duemilacinquecentosessantasei casi di discriminazioni e violenze razziste documentati in un database on-line tra l’1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014.

Contributi di Paola Andrisani, Sergio Bontempelli, Guido Caldiron, Serena Chiodo, Daniela Consoli, Giuseppe Faso, Grazia Naletto, Enrico Pugliese, Annamaria Rivera, Maurizia Russo Spena, Duccio Zola www.lunaria.org

Ne parliamo Mercoledì 03 dicembre
Università di Bari, palazzo Ateneo piazza Umberto I
2^ piano - aula B


Intervengono:
Serena Chiodo, autrice
Maurizia Russo Spena, autrice
Abu Moro, associazione Solidaria
Gianpietro Occhiofino, giornalista
Comitato No-Cap, Nardò (Le)

A seguire pranzo sociale a sostegno della Cassa di mutuo soccorso per migranti

a cura di Ateneinrivolta e CommuniaNet

lunedì 3 novembre 2014

VERSO LO SCIOPERO SOCIALE! DALLE PAROLE AI FATTI!




Il 29 Ottobre, a Bari, abbiamo partecipato ad un doppio appuntamento verso il Social Strike.

La mattina, nello Spazio in Rivolta autogestito, al II piano del Palazzo Ateneo, si è tenuto un workshop/dibattito, sul dispositivo 'Garanzia Giovani' e sulla precarietà che oggi tutti viviamo, seppur in diverse forme.

Nel pomeriggio, i migranti della Casa del Rifugiato hanno convocato, nell'ex convento di Santa Chiara occupato, sul lungomare barese, la cittadinanza e la stampa per discutere della vertenza della casa e della sua prosecuzione dopo l'ordinanza di sgombero da parte del sindaco Decaro, a seguito dell'incendio divampato nella struttura. Durante l'assemblea si è discusso, inoltre, insieme ad altre organizzazioni pugliesi, di cosa possa essere necessario fare, oggi, per avviare un percorso che porti ad uno sciopero sociale efficace e dal basso.
Oggi è sempre più difficile opporsi a questo sistema che ci opprime, è difficile avere coscienza di ciò che ci circonda e porsi in contrasto, per questo pensiamo sia necessario ripartire da noi, da ogni singolo individuo, da ogni singola situazione e cercare di ricostruire questa società devastata.

Il governo Renzi, espressione degli interessi del capitale e della borghesia europea, sta portando a compimento la soluzione finale che condurrà all’istituzionalizzazione della precarietà come condizione permanente nel mondo del lavoro.
Il processo diabolico attraverso il quale il potere spietato, asservito alle leggi economiche di accumulazione del profitto, vuole condurre nel baratro della schiavitù e della precarietà esistenziale le vite della stragrande maggioranza della popolazione, va ostacolato con forza e determinazione. 

Un esempio emblematico è la 'Garanzia Giovani', programma europeo a sostegno dei giovani cosiddetti NEET (non occupati, non in fase di studio e formazione), per il quale sono messi a disposizione 1,5 miliardi euro. Invece di creare occupazione, la realtà ci sta dicendo altro: si tratta di una politica che creare forza-lavoro di riserva disponibile nel mercato del lavoro. Una sorta di 'business della precarietà' che serve ad arricchire enti di formazione privata, agenzie interinali ed imprese, che gestiranno centinaia di migliaia di giovani da utilizzare per stage, tirocini, corsi di formazione, apprendistato, ossia lavoro gratuito senza nessuna garanzia di assunzione.

Ci ripetono sempre le stesse cose per abbindolarci e addomesticare le nostre menti: dicono che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che il ciclo economico ci obbliga ad effettuare dei sacrifici spietati ed ingiusti per rimettere in moto la competitività industriale, che i licenziamenti, le restrizioni dei salari, la flessibilità contrattuale e il baratro dell’incertezza sono misure necessarie e inderogabili per inseguire il mito della crescita continua del profitto. Non ci dicono che delle vie alternative sono non solo auspicabili, possibili e necessarie, ma doverose se si vuole evitare la conflagrazione e il disastro sociale.
Il 50 % del PIL italiano si attesta su 1600 miliardi di euro! Basterebbe tassare per lo 0,18% le transazioni finanziarie per poter garantire un reddito sociale di ben 1000 euro mensili per l’INTERO ammontare di giovani disoccupati e precari (ad oggi la categoria più tartassata), anziché ammaliarli con la possibilità inesistente di carriere facili conseguibili con anni di sacrifici, massicci investimenti pecuniari e anni di vita tormentati!
Il 10 % della popolazione detiene il 50% delle ricchezze!

E’ necessaria una profonda redistribuzione per poter permettere la ricostituzione di un tessuto sociale in cui i sacrifici vengano condivisi e i profitti socializzati! I redditi degli industriali e banchieri non vengono toccati, anzi protetti ed esentati da tassazione, mentre nelle strade il braccio armato dello stato usa la forza contro disoccupati e lavoratori in sciopero.
La situazione non è mai stata così grave, la deriva sociale e la schiavitù permanente è ad un passo dal contrassegnare le nostre vite, le nostre speranze e i nostri legami..

Per questo il 14 novembre vogliamo costruire un ulteriore momento di mobilitazione per far sì che le varie vertenze presenti sul territorio (dal diritto alla casa alla salvaguardia del posto di lavoro, dalla lotta alla precarietà alla difesa della salute e per un ambiente salubre) possano incontrarci, connettersi le une con le altre e condividere rivendicazioni comuni: da un reddito di base per tutti al salario minimo europeo.


LUNEDÌ 3 NOVEMBRE, alle ore 16.30, si terrà un’assemblea organizzativa per lo Sciopero Sociale a Bari, presso l’ex convento di Santa Chiara occupato.

Ripartiamo da noi!
Incrociamo le braccia, incrociamo le lotte!

Per info vienici a trovare nello Spazio In Rivolta, II piano, Palazzo Ateneo
Pagina fb: AteneinRivolta Bari



#VERSOLOSCIOPEROSOCIALE #14NOVEMBRE

mercoledì 18 giugno 2014

Dalla Casa del Rifugiato lettera aperta al Sindaco e Prefetto di Bari

Lettera al Sindaco e Prefetto di Bari
 
Cari e care, come abitanti della Casa del Rifugiato sul lungomare di Bari abbiamo deciso di scrivere questa lettera per informarvi della nostra situazione attuale e di come le Istituzioni non hanno risposto alle nostre richieste e disatteso qualsiasi promessa. Per vivere all’interno della Casa al momento non abbiamo usufruito di nessun servizio sociale basilare in quanto rifugiati, ma ancora prima in quanto persone:
1. Elettricità
2. Acqua
3. Servizi igienici, quali bagni e docce
4. Residenza
Da quando siamo entrati in questa struttura (11 febbraio 2014), dopo qualche giorno è stata disconnessa la corrente elettrica. Dopo quattro mesi, come Istituzioni non solo non avete garantito nulla, ma addirittura ci avete tolto quel minimo che avevamo trovato all’interno dell’edificio.
Però non ci siamo arresi. Abbiamo organizzato diverse manifestazioni e scritto altre lettere per chiedervi tutto questo. Nel frattempo abbiamo deciso di provvedere direttamente in prima persona e così crearci un’abitazione dignitosa. Abbiamo creato delle stanze per dormire e per rispondere alle esigenze di vita quotidiana grazie al riuso di mobilio e arredamento.

domenica 15 giugno 2014

Fuori dal Ghetto? La storia si ripete!


Una storia che si ripete, quella che sta andando in scena in queste settimane, e che si snoda attorno all’ormai celebre Grand Ghetto di Rignano Garganico (FG) – una baraccopoli sorta alla fine degli anni Novanta e abitata prevalentemente da lavoratori agricoli di origine africana, attualmente sotto minaccia di sgombero. Anzi, di ‘svuotamento’, secondo gli equilibrismi linguistici delle istituzioni pugliesi che, dopo anni di quasi totale silenzio, si stanno attivando con un progetto dal nome e dai contenuti anch’essi piuttosto funambolici: ‘Capo Free, Ghetto Off’.

Lo scandalo scatenato oltralpe da un documentario dell’emittente France2, che denunciava il grave sfruttamento che si cela dietro diversi prodotti agroalimentari commercializzati da alcune catene di supermercati francesi, ha senz’altro sortito qualche effetto. E lo stesso si può dire dei servizi di un altro gigante mediatico come la BBC e delle iniziative di boicottaggio avvenute in Norvegia e Gran Bretagna. La domanda potrebbe dunque farsi strada tra i più cinici: alle istituzioni sta davvero a cuore combattere lo sfruttamento, oppure il loro obiettivo principale è quello di salvaguardare l’immagine della regione e delle imprese locali nel mondo?

Stando alle dichiarazioni della giunta regionale, quello da poco approvato è un piano di azione sperimentale per un’accoglienza dignitosa e il lavoro regolare dei migranti in agricoltura che prevede, tra l’altro, l’allestimento di ben cinque tendopoli della Protezione civile entro il primo luglio, per un totale di 1250 posti disponibili fino al 30 settembre. I fondi (circa un milione e trecentomila euro, a giudicare dalla delibera dello scorso 2 aprile – che però non dà indicazioni molto chiare a riguardo) saranno probabilmente stornati da quelli precedentemente utilizzati per la fornitura di acqua e bagni chimici e per il presidio sanitario di Emergency (in questi anni, una volta alla settimana, un solo poliambulatorio mobile ha fornito cure di base a un insediamento in continua espansione, che nel picco della stagione ospita fino a 1500 persone). A quanto sembra, solo tre dei cinque siti sono stati finora individuati: l’area servizi dell’ex-aeroporto militare di Amendola; un sito in località Vulgano; il terreno adiacente all’albergo diffuso che si trova nel comune di San Severo. Eppure, finora, non c’è l’ombra di una tenda.

giovedì 5 giugno 2014

Casa del Rifugiato Bari - negligenza istituzionale, diritto alla casa, autorganizzazione



Comunicato stampa di Rivoltiamo la Precarietà.

Nel più totale silenzio istituzionale (siamo in campagna elettorale, e si sa che parlare di diritti dei migranti fa perdere voti), la vita nella Casa del rifugiato sul lungomare di Bari prosegue.
Ai 30 rifugiati che l’otto febbraio scorso decisero di meritare un giaciglio più dignitoso dei marciapiedi dopo essere stati allontanati in malo modo dal centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese, riappropriandosi dello stabile di proprietà della Sovrintendenza ai Beni Culturali, se ne sono aggiunti molti altri, e aumentano di giorno in giorno.
All’interno si è formato un comitato che include rappresentanti di tutte le nazionalità presenti che decide in maniera assembleare e autorganizzata le regole di convivenza quotidiana, e si confronta sulle problematiche che via via si presentano.

martedì 3 giugno 2014

Firma del Protocollo d’Intesa per l’avvio del Progetto “Autorecupero Socrate”


Bari. A distanza di un anno dal Tavolo Tecnico che ha dato l’avvio al percorso per il riconoscimento del progetto “Autorecupero Socrate”, GIOVEDÌ 22 maggio, alle ore 11.30 presso la sede della Presidenza della Regione Puglia è stato siglato il “Protocollo d’Intesa finalizzato alla realizzazione di un cantiere scuola per il recupero dell’immobile denominato ex Socrate”, a Bari.


Con questo atto formale i diversi attori coinvolti - l’associazione “Socrate”, la Regione Puglia, il Comune di Bari, lo IACP, il Formedil-Bari, il Politecnico di Bari e l’associazione “Ingegneria Senza Frontiere - Bari”- confermano la loro volontà ed il loro impegno a costruire insieme i prossimi passi per restituire la struttura del Socrate ad un uso sociale, quello di garantire una casa per gli attuali abitanti dell’Ex Liceo Occupato.
La proposta nasce dell’esperienza di occupazione a scopo abitativo dell’ex sede del liceo classico “Socrate”, di proprietà del Comune di Bari, sito in via Fanelli 206/16b.
Abbandonato a partire dal 2004 a causa di problemi che ne hanno comportato l’inagibilità, dal dicembre 2009 è occupato e vissuto da circa 120 rifugiati politici provenienti dal Corno d'Africa – Eritrea, Sudan ed Etiopia – costretti dalle normative sull’immigrazione a stazionare presso i territori di competenza per comunicare periodicamente la loro presenza.
Nel maggio 2011 è nata una collaborazione tra la comunità di migranti (attualmente composta da circa 60 persone ed organizzata nell’Associazione “Socrate”), l’associazione Ingegneria Senza Frontiere – Bari ed il Collettivo Rivoltiamo la Precarietà per promuovere un “progetto partecipato di recupero della struttura”

Netzanet, autoproduzioni a sfruttamento zero

Cos'è Netzanet?
Netzanet in tigrino significa libertà. La libertà per i migranti di poter circolare senza dover essere soggetti a continue espulsioni e respingimenti; libertà di essere padron* del proprio corpo e della propria forza lavoro senza dover subire i continui ricatti di padroni, caporali e multinazionali. La libertà nel rivendicare una accoglienza, e perché no, un mondo diverso!
Netzanet è un progetto che vuole legare la riappropriazione e il riuso immobiliare a scopo abitativo (come ad esempio i percorsi di occupazione e autogestione di alcuni rifugiati politici a Bari: l'ex liceo Socrate e l'ex casa del rifugiato) all’esperienza di avviamento di un'attività lavorativa per alcuni migranti, giovani disoccupat* e precari*, attraverso le autoproduzioni di prodotti locali e di conserve. L'obiettivo del progetto è anche quello di inserirsi in un circuito di produzione e distribuzione 'fuori mercato' e a 'sfruttamento zero’. Attraverso l'avvio delle autoproduzioni si vuole sperimentare anche un nuovo modo di vivere le relazioni umane fuori dalle logiche della concorrenza e della produttività, attraverso la socializzazione e la condivisione di pratiche positive e innovative.

La filiera fuori mercato
Tra le varie produzioni in conserva originarie della terra pugliese abbiamo pensato di iniziare con la salsa di pomodoro.
Perché proprio la trasformazione dell'oro rosso? Perché la Puglia negli ultimi anni è diventata tristemente famosa per il diffondersi del caporalato e per lo sfruttamento dei braccianti, il più delle volte lavoratori/trici migranti. Proprio per questo motivo abbiamo pensato di iniziare nel nostro piccolo a rovesciare questa immagine. Pensiamo ad una filiera produttiva 'altra', fuori dalle logiche di sopraffazione.

giovedì 8 maggio 2014

"Dove sono i nostri" - Presentazione, dibattito, proiezioni

Il 15 maggio iniziano i dieci giorni di azioni ed iniziative promosse dal Coordinamento Blockupy Europe contro i programmi di austerità e privatizzazione imposti dalla Troika che continuano ad imporre un processo di legalizzazione della precarietà e sfruttamento del lavoro.

In questi giorni di mobilitazione presentiamo il libro *Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell’Italia della crisi* (la casa Usher, 2014) per continuare ad essere legati ad una domanda imprescindibile: come rivoltare questa idea di forza-lavoro "usa e getta" dipendente dall'andamento del mercato globalizzato? Le risposte, che sono tutte da ricercare all'interno dei conflitti sociali, nei meandri di una classe da riscoprire nelle lotte in grado di mettere in discussione i 'diritti del capitale', le discutiamo:
  


Giovedì 15 maggio
dalle h 11 - Aula studio inRivolta
II piano - Palazzo d'Ateneo - Università di Bari

con Clash City Workers, gli studenti e le studentesse di AteneinRivolta, il Coordinamento migranti Bari
con la proiezione video-reportage 'Presidio lavoratori Om' di Led Giovinazzo e il reading 'via delle Ortensie 33' di Michele Calabrese

A seguire pranzo sociale di autofinanziamento.
Nel pomeriggio proiezione del film 'I compagni' di Mario Monicelli

mercoledì 23 aprile 2014

Al Socrate l'autorecupero per prendersi una casa

Articolo apparso su:

La riappropriazione di spazi in stato di abbandono è una pratica che negli ultimi tempi si sta sempre più diffondendo. Di fronte alla negligenza e al ‘muro di gomma’ istituzionale, si tratta di risposte dentro e contro le politiche di austerity, dei tagli al welfare; risposte all’impoverimento generalizzato nel quale siamo costretti a vivere. Queste esperienze, all’interno di percorsi di autorganizzazione diventano luoghi di solidarietà, creano gli embrioni di una democrazia reale tutta da costruire, dove discutere come soddisfare i nostri bisogni effettivi, fuori dalla logica del profitto e del mercato.
L’occupazione a scopo abitativo dell’ex-liceo Socrate di Bari, avvenuta da parte di rifugiati politici nel dicembre del 2009, ha contribuito a modificare la stessa idea e pratica di occupazione: sia nella costruzione delle relazioni con il vicinato e tutta la città sia nelle forme di autogestione interna tra gli abitanti. Oggi i migranti sono organizzati in un’Associazione, quale referente giuridico per il “progetto di autorecupero” e per l’ottenimento della residenza, che ha favorito la legittimazione e stabilizzato la permanenza interna, rendendola sempre più un’abitazione durevole piuttosto che un dormitorio di transito.

martedì 22 aprile 2014

La necessità di libertà oltre i confini del razzismo istituzionale

1. Negli ultimi mesi le 'civili' istituzioni italiane ed europee stanno evitando di essere additate come impotenti di fronte ai flussi migratori provenienti da Nord Africa e Medio Oriente. Le ripetute stragi politiche nel Mediterraneo dello scorso autunno hanno costretto l'Unione Europea ad irrobustire Frontex (l’Agenzia dell’UE per il controllo delle frontiere esterne), a stanziare qualche decina di milione di euro per intensificare il pattugliamento del canale di Sicilia e a redarguire l'Italia affinchè le rotte dei barconi verso Lampedusa fossero dirottate in porti più attrezzati, come quello di Ragusa e Porto Empedocle. L'operazione Mare Nostrum e la militarizzazione che ne è seguita pare dare i suoi frutti verso l'opinione pubblica. Infatti la rassicurazione dei cittadini che i confini siano sorvegliati e che i controlli siano rispettosi dei diritti dell'uomo pare funzionare. Nel frattempo però le leggi sull'immigrazione, al netto dell'ambigua abrogazione del reato di immigrazione clandestina, sono ancora tutte lì. Anzi l'apparente gestione meno emergenziale e più organizzata dei flussi migratori sta diventando un'arma innovativa di depistaggio delle reali condizioni di dominio e controllo delle vite e dei corpi che sono costretti a subire i migranti una volta arrivati in Europa.

Istituzioni e diritto alla casa. Due mondi separati!

Dopo il sit-in di giovedì 3 aprile in piazza Libertà a Bari e l'incontro con il Capo dell'ufficio immigrazione della Prefettura, abbiamo immediatamente consegnato la seguente richiesta agli uffici competenti. Questa è l'ennesima lettera-documento che non ricevendo risposte conferma quanto le Istituzioni rimangano le responsabili numero uno del disagio sociale che migranti e nativi vivono quotidianamente.

È ormai da mesi evidente che la città non riesce a far fronte alla sempre crescente necessità di seconda accoglienza per tutti i migranti che, usciti dal centro di accoglienza per richiedenti asilo, non riescono ad accedere a quei diritti basilari che rendono la vita minimamente dignitosa, come un tetto sotto il quale dormire.

Minacce di sgombero e razzismo istituzionale. Welcome in Italy

I migranti, che da febbraio scorso vivono in condizioni di quasi invisibilità nell'ex convento di Santa Chiara sul lungomare di Bari (Casa del rifugiato), hanno scritto una lettera per mettere in evidenza le loro condizioni di disagio permanente quando arrivano in Italia a causa delle leggi e accordi dello Stato. Al momento nella Casa del rifugiato sono presenti circa trenta/quaranta persone, tra cui anche italiani sfrattati, senza casa e reddito. Attraverso la solidarietà e una rete di supporto autorganizzata oggi si riesce a garantire una cucina per una mensa autofinanziata e corsi di italiano presso l'Ateneo di Bari.
Nel frattempo però, dopo aver subito uno sgombero lo scorso 26 febbraio, le istituzioni competenti, dalla Prefettura al Comune di Bari, non hanno dato concrete risposte ai loro minimi bisogni quotidiani e alle loro rivendicazioni. Ormai l'indifferenza è la più assoluta, l'obiettivo è quello di lasciar vivere i migranti (e non solo!) in condizioni di 'clandestinità', nel pieno di un razzismo istituzionale basato su negligenza, repressione, disciplinamento e controllo sociale! Non è un caso che di fronte alla richiesta di sgombero della Casa del rifugiato da parte della Sopraintendenza, (come apparso oggi su Repubblica Bari on line) le istituzioni non si mobilitino, non intervengano politicamente, bensì solo con le armi della legge del più forte. Come sappiamo i migranti non votano. In campagna elettorale non producono consenso, anzi un'eventuale intervento nei loro confronti rischia di non generare voti.
Rivoltiamo la precarietà


Cari e care,

In Italia esistono delle leggi che non ci permettono di vivere dignitosamente. Come migranti arrivati tra il 2011 e il 2012 dalla Libia dopo un tormentato viaggio in mare avremmo dovuto vederci riconoscere un permesso di soggiorno. La questura, al contrario, cerca in ogni modo di rendere difficile la nostra “regolarizzazione”, chiedendo, per esempio, ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno, un certificato di residenza, ben sapendo che senza permesso di soggiorno è praticamente impossibile accedere ad un contratto d’affitto, e quindi ad una residenza. La stessa cosa vale per il lavoro, si pretende un contratto di lavoro per accedere al permesso di soggiorno.

I migranti non votano? Sgomberiamo!

Le istituzioni non garantiscono la seconda accoglienza, ma garantiscono invece sgomberi e repressione.
Stamattina gli e le abitanti della ex casa del profugo, dopo alcune settimane di permanenza nella struttura di proprietà della sovraintendenza ai beni culturali, hanno deciso di entrare nel mercato coperto di Poggiofranco.  Anche in questo caso parliamo di una struttura pubblica lasciata al degrado e ormai in totale stato di abbandono da diversi anni. A nulla sono servite le solleccitazioni e le richieste fatte in questi giorni dagli occupanti alle istituzioni locali, in primis al sindaco, nel prendere posizione sullo stato attuale dei e delli rifugiat* nella nostra città, sul diritto dei e delle migranti ad avere una vita dignotosa ed un tetto sulla propria testa. Ma come avevamo previsto, nessun* (compreso il sindaco) ha risposto.

Forse perchè i migranti non hanno diritto di voto e quindi non possono essere dei papabili elettori del centro-sinistra?

Dall'ex Casa del rifugiato una possibile soluzione...

Da ieri mattina uno spazio abbandonato della città è stato ripreso da una 40ina di migranti del Cara di Bari-Palese. Uno spazio dal nome simbolico, conosciuto da tutt* come la casa del rifugiato, un palazzone di proprietà della Sovrintendenza di fronte al porto disabitato da quasi vent'anni. Negli anni '50 ci abitavano i profughi greci: una stanza a famiglia e servizi in comune. L'acqua corrente c'è ancora, ma manca l'agibilità.
Oggi i neo-occupanti continuano a resistere alle minacce delle istituzioni che si sentono scavalcate da quella piccola forza organizzata che, stanca di chiedere, si riappropria di un diritto, spinto dalla necessità di aver un tetto per sé e per gli altri. Negli ultimi anni i migranti sono stati portatori di molteplici rivendicazioni, dall’ottenimento dei documenti non subordinati al contratto di lavoro (come prevede l’ignobile legge Bossi Fini), alla libertà di circolazione, alla necessità di rispondere ai bisogni della quotidianeità, rispetto alla mancanza di politiche di seconda accoglienza da parte delle istituzioni. Una lista così lunga di rivendicazioni è il sintomo ineludibile di quella che oggi è la condizione reale in Italia, in Europa, dei soggetti migranti.

Occupazione ex casa del rifugiato, sul lungomare di Bari

Stiamo sostenendo l'occupazione dell'ex casa del rifugiato con i migranti del Cara di Bari Palese che negli ultimi mesi hanno portato in città, attraverso decine di mobilitazioni, le proprie rivendicazioni e la richiesta alle istituzioni di avere un tetto sotto il quale dormire. Richiesta rimasta inascoltata. Con loro ci sono le famiglie sgomberate il mese scorso da Villa Roth. Anche in questo caso, nonostante le tante promesse istituzionali, tutto è rimasto nell'indifferenza più totale. Così, ancora una volta, quando le istituzioni rimangono immobili, sono i soggetti sociali stessi ad autorganizzarsi per far rispettare i propri diritti e soddisfare le proprie esigenze di vita quotidiana. Ci si riappropria di uno spazio lasciato al degrado, alla speculazione e allo spreco dalla Regione Puglia. A questo punto alle istituzioni non rimane altro che riconoscere e di garantire il diritto all'abitare a tutti e tutte. Nelle prossime ore capiremo se la struttura è minimamente agibile per poterci vivere dignitosamente.
Stay tuned.

Rivoltiamo la precarietà

"Siamo migranti, veniamo dall'Africa, dall'Europa dell'est, da Bari e dintorni. Siamo senza casa e abbiamo bisogno di dormire in un posto dignitoso. Al momento dormiamo per strada. Questa è la ragione per la quale abbiamo deciso di entrare in questo edificio per farne una casa. Alcuni di noi dopo aver ricevuto il permesso di soggiorno, non potendo più sostare mal CARA di Bari Palese, a causa dell'assenza di un posto dove dormire, non hanno avuto altra scelta. Altri di noi avevano una casa e gli è stata sottratta."

Gli occupanti e gli abitanti


febbraio 2014

mercoledì 5 marzo 2014

APERTURA DI UNO SPAZIO IN RIVOLTA ALL'UNIVERSITÀ DI BARI

Il 21 gennaio scorso il collettivo di Ateneinrivolta Bari ha deciso di riappropriarsi, all'interno dell'Uniba, di uno spazio che da più di un anno aveva diritto ad utilizzare. Vogliamo ulteriormente portare avanti la rivendicazione dei nostri diritti e perseguire pratiche di mutuosoccorso.
Dato che è ormai in atto un processo di smantellamento dello stato sociale, le cui conseguenze implicano un ulteriore impoverimento dei ceti popolari, abbiamo elaborato un progetto:

-un'aula studio (16posti);
-una biblioteca (grazie anche al supporto della casa editrice indipendente Alegre);
-condivisione di materiale universitario (vocabolari e altri strumenti didattici);
-officina di idee e pratiche ecosostenibili.

Non uno spazio chiuso ed autoreferenziale, dunque, ma un luogo di condivisione di esperienze,di lotta alla disoccupazione, alla precarietà, alle privatizzazionied allo sfruttamento dell'ambiente.


martedì 4 febbraio 2014

UNA GIORNATA PARTICOLARE


21 gennaio 2014, ore 9:00: incipit di un’intensa giornata. L’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” è stata teatro di un evento importante. Il gruppo di AteneinRivolta, con rappresentanti nel Consiglio di interclasse delle lauree in Lettere e nel Dipartimento SATA, ha deciso di prendersi quello che gli spetta di diritto e che per via burocratica non le è ancora stato concesso.
Da circa un anno e mezzo, AIR, sempre presente nel supportare le rivendicazioni studentesche, ha diritto ad uno spazio che non ha. Rassegnati e consci dei tempi biblici della burocrazia universitaria, non potevamo certo aspettarci che il luogo richiesto ci fosse concesso subito, che lo si trovasse in un battibaleno tra i meandri dei grandi e poco conosciuti spazi dell’Ateneo e che si redigesse immediatamente un documento che ne stipulasse l’assegnazione. Utopia!

giovedì 23 gennaio 2014

UN PROGETTO: STUDIO E NON SOLO...

Dal 2008 le università e le scuole statali subiscono una politica ben precisa di tagli e sottofinanziamenti. E' ormai in atto un progetto di distruzione del cosiddetto “stato sociale”, le cui conseguenze implicano un impoverimento a danno soprattutto dei ceti popolari.

Dunque, quale direzione dare al nostro impegno sociale e politico?

Per difendere ciò che resta delle rimanenti strutture di tale stato sociale, data la mancanza di organizzazioni nazionali forti e valide che possano opporsi a tali piani di smantellamento del pubblico in molti settori, è bene che si costruisca una rete tra le varie realtà di lotta locali ai fini di un coordinamento che possa raggiungere livelli nazionali. Bisogna mettere in rete anche concrete esperienze di riappropriazione, autogestione, recupero, affinché per imitatio si sviluppino nuove realtà.

mercoledì 15 gennaio 2014

20 righe per uscire dalla precarietà

APPELLO a tutti gli amici e le amiche dell'Associazione di Promozione Sociale METICCIA

In vista della prossima iniziativa e in continuità con la precedente, PREKARISTAN – Terra Precaria, sul tema della precarietà, l’ Associazione METICCIA lancia un nuovo appello alla partecipazione e alla costruzione collettiva di una nuova esperienza.
Infatti, dopo 20 RIGHE PER NARRARE LA PRECARIETà, abbiamo con voi maturato l’idea di 20 RIGHE PER USCIRE DALLA PRECARIETà.
Anche in questo caso, ognuno ha il dovere di essere se stesso e di interpretare l'uscita dalla precarietà in chiave assolutamente personale e libera. D'altronde, la precarietà si presta a visioni caleidoscopiche: ognuno vede nel termine un pezzo di mondo e gli dona senso. 


martedì 14 gennaio 2014

Voi non potete fermare il vento, Villa Roth non si tocca...

Dalle e dagli occupanti di Villa Roth, Bari

Voi non potete fermare il vento – Villa Roth non si tocca, i bisogni non si sequestrano.

Questa mattina alle 7.00, senza alcun preavviso, gli abitanti di Villa Roth sono stati svegliati da una cinquantina di poliziotti che hanno fatto irruzione nella struttura identificandoli, intimandogli di prendere le loro cose e andarsene. 
 E che, è giusto ricordarlo, non sanno dove dormiranno stanotte. In più di due anni di occupazione, la Villa è stata una casa per senza fissa dimora in fuga dalle disumane pratiche messe in atto nei dormitori, famiglie migranti, giovani precari, studenti idonei alla borsa di studio e alloggio ma non assegnatari. 
Ma non è stata solo questo. La Villa è stata un cinema, un teatro, un orto, un campetto da calcio per i bambini del quartiere, una libreria, un luogo di socialità e cultura libero dalle logiche di profitto e dalle legali mazzette di diritti d’autore e SIAE. Dopo essere stata abbandonata per più di 15 anni, nell’incuria, nel degrado e alla mercè della malavita, l’occupazione ha liberato lo spazio e gli ha ridato valore. 

sabato 4 gennaio 2014

Vagli a spiegare che è primavera

Sabato 18 gennaio a Napoli all'ex asilo Filangieri un'iniziativa in cui si discute di potere, diritto penale, repressione e conflitto sociale.

Dalle logiche di eccezione del diritto penale liberale al positivismo, dal codice Rocco ai pacchetti sicurezza, dalle perenni emergenze alle nuove frontiere del securitarismo e del populismo penale, l'Italia, tra gli ordinamenti democratici, presenta un laboratorio originale di successione e riproduzione di dispositivi penalistici autoritari attraverso diverse stagioni storiche e tradizioni dottrinali.
Allo stesso tempo, mentre il disastro sociale generato dalla crisi stabilizza la negazione dei diritti sociali come tratto fondamentale del nostro sistema economico e istituzionale, il lungo cammino di quelle tendenze autoritarie è giunto ad un corto circuito fondamentale di negazione anche dei diritti civili, il cui aspetto più noto, drammatico e dibattuto è la vergognosa inumanità delle condizioni di detenzione nelle carceri del nostro paese e la corrispettiva espansione della detenzione, che rimane tale nella sostanza anche se assume diverse qualificazioni giuridico-amministrative, come strumento di controllo del fenomeno migratorio.
Migranti, tossicodipendenti e microcriminalità, inoltre, costituiscono i principali bersagli del sistema penale, la cui incidenza diseguale rispetto alle classi sociali, indagata e criticata aspramente da diversi settori del pensiero penalistico e criminologico, pare aumentare sensibilmente e colpire in maniera ferale proprio il Mezzogiorno, su cui tutte le contraddizioni di questa fase premono in misura maggiore che altrove.

Razzismo istituzionale e soggetti migranti

1. Non poteva essere altrimenti. Il sipario su Lampedusa è calato. Si riaprirà alla prossima strage, alla prossima discriminazione, alla prossima rivolta. Nel frattempo a differenza di chi considera ancora i migranti come dei poveracci, delle vittime impotenti, noi continuiamo a percorrere la strada delle lotte, della presa di coscienza e dell'autorganizzazione dei e delle migranti.
Ma non si possono tralasciare le mosse della politica istituzionale, che si è rifatta il trucco dopo gli anni di Maroni ministro degli interni e Berlusconi presidente del consiglio. I fatti, le minacce di sanzioni da parte delle istituzioni europee, le diverse forme di protesta dei migranti che si susseguono e arrivano sulle prime pagine dei media mainstream, hanno costretto il management politico-umanitario a cambiare tono senza tuttavia mettere in discussione le attuali leggi sull'immigrazione. Sono aumentati solo l'ipocrisia, gli appelli all'aiuto caritatevole e i progetti di nuovi controlli militari del Mediterraneo. L'attuale gestione delle politiche migratorie non si ferma solo all'aspetto della cosiddetta sicurezza e dell'ordine pubblico, fa uso di funerali di stato, di simbologie istituzionali e religiose ed altri effetti mediatici finalizzati a colpire le coscienze giusto il tempo di un servizio giornalistico. Si susseguono le solite interrogazioni parlamentari, le visite nei centri di detenzione. Addirittura un parlamentare del Pd, forse ignaro del partito a cui appartiene, si rinchiude nel Centro di accoglienza di Lampedusa, contribuendo ad alimentare il depistaggio in corso.
Nessuno e nulla però entra nel merito delle questioni e delle ragioni di fondo per le quali l'Italia, l'Europa, l'economia di mercato hanno bisogno del razzismo istituzionale per il controllo e il disciplinamento sociale della forza-lavoro migrante. Tutte quelle lotte, mobilitazioni, comportamenti sociali che resistono alle politiche dominanti, all'imposizione normativa delle leggi, che i migranti autonomamente continuano a praticare rimangono sullo sfondo, rappresentano però - sempre di più - il nodo politico che non si può eludere.